La medicina di precisione sta rivoluzionando la cura del tumore al seno ormono-responsivo, che rappresenta oltre il 70% dei casi. Grazie ai test genomici come Oncotype Dx, oggi è possibile distinguere le pazienti che necessitano della chemioterapia da quelle che possono essere curate in sicurezza con la sola ormonoterapia. L’esame analizza l’attività di 21 geni del tumore e la sua applicazione, spiega Alessandra Fabi, docente all’Università Cattolica e responsabile Medicina di precisione in senologia, Fondazione Policlinico Gemelli Irccs, “ha consentito di ridurre del 48% il ricorso alla chemioterapia in questo gruppo di pazienti (cioè di risparmiarla a circa 6mila pazienti l’anno), senza compromettere l’efficacia del trattamento”. Un n passo decisivo per migliorare la qualità di vita delle pazienti e ridurre i costi del Ssn.
Ogni anno in Italia si registrano circa 56mila nuovi casi di tumore al seno, di cui il 65-75% ormono-responsivi. Per queste pazienti, il test genomico rappresenta una delle innovazioni più importanti degli ultimi vent’anni, consentendo di personalizzare la terapia dopo l’intervento chirurgico. In particolare, è indicato per tumori invasivi in stadio precoce, Her2 negativi e con limitato coinvolgimento linfonodale.
Nonostante nel 2020 sia stato istituito un fondo da 20 milioni di euro per offrire il test a circa 10mila pazienti l’anno, la sua applicazione resta disomogenea sul territorio: alcune Regioni lo hanno adottato, altre solo marginalmente. “Il nostro augurio – afferma Gianluca Franceschini, ordinario di Chirurgia generale all’Università Cattolica, direttore della Uoc di Chirurgia senologica al Gemelli – è che Oncotype Dx possa essere inserito presto nei Lea per garantirne l’utilizzo anche in futuro in tutto il territorio nazionale. Studi in corso puntano inoltre a estenderne l’uso in fase pre-operatoria, aprendo la prospettiva di evitare anche la chemioterapia neoadiuvante in alcune pazienti, sostituendola con ormonoterapia di ultima generazione”.