Di fronte al flusso quotidiano di notizie che descrivono le ferite del nostro mondo – dallo strazio di Gaza alla dolorosa resistenza ucraina – il Movimento ecclesiale carmelitano rompe il silenzio su una drammatica escalation di violenza in Africa, in particolare in Nigeria, che sembra essere ignorata dai grandi media internazionali. È quanto si legge in un “Appello contro il silenzio sui rapimenti in Nigeria e la persecuzione dei cristiani nel mondo” diffuso oggi. Il Movimento ecclesiale carmelitano esprime “profonda preoccupazione per il rapimento avvenuto lo scorso 21 novembre a Papiri, nello Stato del Niger, dove circa 60 terroristi hanno rapito ben 303 alunni e 12 insegnanti della Scuola Saint Mary. I bambini e i ragazzi rapiti hanno un’età compresa tra gli 8 e i 17 anni e rappresentano la metà degli iscritti dell’istituto. Non è un fatto isolato: in questi stessi giorni, infatti, 25 ragazze di un’altra scuola sono state rapite, nello Stato di Kebbi; così come 30 fedeli con il parroco della chiesa pentecostale di Eruku, e il parroco della comunità cattolica di Kushe Gugdu”. “Nonostante il recente, accorato appello di Papa Leone XIV all’Angelus di domenica, la notizia del sequestro – il più grande di massa nella storia della Nigeria – è rimasta avvolta in un incomprensibile silenzio mediatico e politico internazionale”, viene osservato dal Mec: “Mentre tutto questo accade, chi ne parla sui media e in rete? Chi lo fa al livello politico internazionale? Chi denuncia la persecuzione islamista, che nel 2024 ha reso la Nigeria il Paese con più cristiani uccisi e rapiti in un anno? Non ne trattano telegiornali o youtubers, né sindacati o partiti…”. “Noi, del Movimento ecclesiale carmelitano – dichiara padre Fabio Silvestri –, non possiamo e non vogliamo tacere. Per questo domenica 30 novembre, inizio del Tempo di Avvento, vogliamo ricordare nelle nostre preghiere, nelle nostre messe e nei nostri ritiri spirituali tutti i cristiani che soffrono persecuzione nel mondo e, in particolare, gli studenti nigeriani rapiti. Ma affidando al Signore anche chi li perseguita!”. “Ogni altra iniziativa di sensibilizzazione sarà poi da incoraggiare”, aggiunge, sottolineando che “intanto, sin da ora, chiediamo al Signore di poter essere ovunque suoi testimoni, senza vergogna e senza ipocrisie. E di esserlo tutti: adulti e giovani, al lavoro o in facoltà, a scuola e tra noi. Non potendo dimenticare che, se siamo cristiani, è anche perché il sangue di qualche nostro fratello ha bagnato e bagna ancora questa terra, oggi, per renderla migliore. Per renderla, in Cristo, un luogo di speranza e di pace”.