Leone XIV: alla Commissione teologica internazionale, “domani inizierà il mio primo viaggio apostolico in Turchia e Libano”

“Proprio domani inizierò il mio primo Viaggio Apostolico in Türkiye e Libano, nel corso del quale mi recherò in pellegrinaggio a İznik, l’antica Nicea, per commemorare quello storico evento e chiedere al Signore il dono dell’unità e della pace per la sua Chiesa”. Lo ha detto il Papa, nel discorso rivolto ai membri della Commissione teologica internazionale, ricevuti oggi in udienza. “La Commissione Teologica Internazionale ha il compito di offrire approfondimenti, ermeneutiche e indirizzi al Dicastero per la Dottrina della Fede e al Collegio episcopale che presiedo, cooperando alla comune intelligenza della verità salvifica rivelata in Cristo Gesù”, ha ricordato Leone XIV, esortando i presenti a “fare tesoro, oltre che dell’indispensabile rigore del metodo teologico, anche di tre specifiche risorse”. La prima, ha spiegato, è la “cattolicità della nostra fede”, che deve arricchirsi “grazie alle molteplici esperienze delle Chiese locali”. La seconda è il “dialogo inter e transdisciplinare con i diversi saperi e competenze”, compito “non solo utile ma necessario per proseguire con autenticità ed efficacia nell’evangelizzazione dei popoli e delle culture”. In terzo luogo, il Papa ha invitato i presenti ad “imitare l’appassionata sapienza di Dottori della Chiesa come Sant’Agostino, San Bonaventura, San Tommaso, Santa Teresa di Lisieux, San John Henry Newman: in essi lo studio teologico fu sempre connesso alla preghiera e all’esperienza spirituale, condizioni indispensabili per coltivare l’intelligenza della Rivelazione, la quale non può ridursi al commento delle formule di fede. Solo in una vita conforme al Vangelo si realizza l’adesione alla divina verità che professiamo, rendendo credibile la nostra testimonianza e la missione della Chiesa”. “In quanto scientia fidei, la teologia ha anzitutto il compito di ammirare, quindi di riflettere e diffondere la luce perenne e performante di Cristo nell’incalzare mutevole della nostra storia”, ha concluso Leone, secondo il quale – come affermava Benedetto XVI – “l’eccessiva settorialità del sapere, la chiusura delle scienze umane alla metafisica, le difficoltà del dialogo tra le scienze e la teologia sono di danno non solo allo sviluppo del sapere, ma anche allo sviluppo dei popoli, perché, quando ciò si verifica, viene ostacolata la visione dell’intero bene dell’uomo nelle varie dimensioni che lo caratterizzano”.

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