In vent’anni l’Italia ha perso oltre 2 milioni di giovani-adulti tra i 25 e i 34 anni, la fascia che più alimenta lavoro e innovazione. “La condizione dei Neet rappresenta uno dei segnali più preoccupanti della nostra società. La sua incidenza misura lo spreco di capitale umano delle nuove generazioni. L’Italia, purtroppo, resta tra i Paesi europei con i livelli più alti: un paradosso, considerando che siamo anche tra quelli con meno giovani e con un processo di ‘degiovanimento’ più accentuato. Rafforzare la formazione e il raccordo tra scuola e lavoro è l’investimento decisivo per assicurare vitalità economica, innovazione e sostenibilità sociale”, evidenzia Alessandro Rosina, sociologo e docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
È proprio di fronte a questo scenario di emergenza generazionale che Fondazione Asilo Mariuccia, da oltre un secolo punto di riferimento per l’accoglienza e la formazione dei giovani in condizioni di vulnerabilità, rilancia il proprio impegno. Lo fa promuovendo oggi, in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore e Altis Graduate School of Sustainable Management, la tavola rotonda “Con i giovani, contro la violenza. Prevenire il disagio e difendere le relazioni per una Lombardia Zero Neet”. “I dati sui Neet in Italia sono allarmanti e non possono lasciarci indifferenti. L’Università Cattolica è dunque in prima linea per assumersi la sua parte di responsabilità e fare in modo che la situazione possa migliorare. Il cuore della nostra missione educativa si esprime nell’alimentare l’education power. I numeri non miglioreranno se non si parte dall’educazione attraverso progetti mirati e sinergici. Ecco allora che l’Ateneo dei cattolici italiani si impegna, innanzitutto, a realizzare collaborazioni come questa con la Fondazione Asilo Mariuccia, affinché si delineino strategie di azione comuni. Credo sia questa la reale missione di un Ateneo, come il nostro, che vuole essere nella società e a servizio della società”, afferma Elena Beccalli, rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Un’opportunità per accendere i riflettori su un quadro di fragilità che non si misura solo nei numeri, ma anche nella percezione del benessere. Secondo il Rapporto Disuguaglianze 2025 di Fondazione Cariplo, tra le persone con livelli di istruzione più bassi la sensazione di progresso, soprattutto economico, è molto meno diffusa rispetto alla media. Anche la dimensione relazionale ne risente: solo il 57% della popolazione si dichiara soddisfatto della propria vita sociale, in termini di relazioni, amicizie e integrazione nella propria comunità, un dato che cala ulteriormente tra chi ha minore integrazione o opportunità formative. “Non si diventa Neet da un giorno con l’altro. Lo raccontano bene i giovani che abbiamo conosciuto. Dapprima qualcosa si inceppa, poi quella crepa non si ripara, sembra rimanere lì inerme e invece sta generando una voragine, che poi ti trascina verso il basso: fallimenti, isolamento sociale, mancanza di autostima e quella che sembrava una collina diventa una montagna da superare senza attrezzatura tra l’altro. Chi sta vicino ai ragazzi deve saper cogliere i segnali che arrivano; per questo diciamo che la fioritura di un giovane è un processo collettivo. A darci fiducia ci sono le storie di quei ragazzi che hanno superato le difficoltà, che non hanno abbandonato la scuola anche quando stavano per farlo, o se l’hanno fatto hanno avuto qualcuno che lì ha aiutati a rimettersi in cammino”, sostiene Giovanni Azzone, presidente di Fondazione Cariplo.