Il Ponte d’Oro: “Natale, sperando la pace”, numero dedicato al tempo di Avvento, a Betlemme, alle tradizioni della Natività

Si avvicina il tempo d’Avvento e il numero di novembre/dicembre della rivista per ragazzi “Il Ponte d’Oro”, edita dalla Fondazione Missio (www.missioitalia.it), offre un focus su “Natale, sperando la pace” in Terra Santa, come recita il titolo di copertina. Nelle pagine del dossier, infatti, la pubblicazione propone un viaggio nella città dove il Bambino è venuto alla luce, Betlemme. Da oltre duemila anni il luogo è meta di pellegrinaggi, ma non trova pace per le guerre che si sono succedute nella storia, anche di recente. E, si chiede la redazione, “se Maria e Giuseppe arrivassero a Betlemme oggi, cosa troverebbero? Da chi e dove sarebbe accolta la loro famiglia?”.
Nell’editoriale, Kizito – il personaggio che aiuta i giovani lettori a riflettere su temi importanti – accompagna in un sogno di Natale: un sogno di pace, amore e speranza. “Ecco il sogno che ho fatto. Nel giorno di Natale – si legge – a tutto il mondo, a ciascun bambino, a ogni giovane, a tutte le donne e agli uomini del pianeta, arrivava il grande dono della pace! Da quel giorno tutti i cuori hanno cominciato ad amare”.
Il Natale è al centro dei contenuti di questo numero anche con una tradizione lontana presentata da “Kabaka, l’amico dotto”, la rubrica che offre curiosità dal mondo. Questa volta la rivista si sposta nelle Filippine per scoprire come accendere le stelle, cioè i “paról”. Qui i cattolici vivono il Natale con grande intensità, soprattutto nei nove giorni che lo precedono: al mattino presto partecipano alla “Misa de Gallo” e si dedicano a decorare case, strade e chiese con i paról, lanterne a forma di stella che rappresentano la cometa di Betlemme.
Un’altra trazione natalizia arriva dalla Polonia e viene raccontata nella rubrica “Fuorisacco” grazie al contributo di Francesco, un ragazzo missionario dell’Unità pastorale di Soriano nel Cimino (Vt), i cui nonni sono polacchi. Nel Paese nord-europeo, la sera della vigilia di Natale, alla tavola allestita per festeggiare in famiglia, viene sempre lasciato un posto in più apparecchiato. È un’usanza per ricordare chi si è seduto a quella tavola ma ora non c’è più, ma anche per aspettare chi passa da lì e non ha una tavola a cui sedersi, che sia un vicino di casa, un amico o uno sconosciuto. Un detto polacco, infatti, recita: “Ospite in casa, Dio in casa”.

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