Progetto Policoro: don Bignami (Cei) al Parlamento europeo, “Non esistono formule magiche per creare lavoro “

(Foto Calvarese/SIR)

“Non esistono formule magiche per creare lavoro. Occorre investire nell’intelligenza e nel cuore delle persone”. Queste le parole di don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei, intervenuto questa mattina al Parlamento europeo di Bruxelles dopo i saluti istituzionali dei parlamentari Pina Piceirno, Antonella Sberna, Paolo Inselvini, Massimiliano Salini, Giuseppe Lupo e Marco Tarquinio, nel convegno “30 anni di Progetto Policoro”, programma della Chiesa italiana a favore dei giovani, del lavoro e della formazione. Presenti anche il Console generale d’Italia a Bruxelles, Francesco Varriale, ed il Nunzio apostolico presso l’Unione europea, mons. Bernardito Cleopas Auza. Don Bignami ha ripercorso le origini del progetto, nato il 14 dicembre 1995 presso il Centro don Minozzi di Policoro, in Basilicata, come risposta alla grave crisi del lavoro giovanile nel Mezzogiorno. L’iniziativa ha formato Animatori di comunità in diocesi italiane con l’obiettivo di accompagnare altri giovani nella creazione di impresa, nella cooperazione e nella realizzazione di “gesti concreti”. “Oggi 110 diocesi italiane aderiscono al Progetto, coinvolgendo un totale di 135 Animatori di comunità”, ha ricordato Bignami, sottolineando come “la generatività del Progetto si è manifestata nella nascita di circa 3mila gesti concreti, 480 dei quali sono attivi”. I dati UnionCamere riportano che nel 2022 “il fatturato annuo delle imprese raggiungeva i 43 milioni di euro, mentre il capitale complessivo delle iniziative si attesta circa sui 64 milioni di euro. Per ogni euro investito il valore generato è 1,85 euro”. Don Bignami ha evidenziato anche il patrimonio umano del progetto: “accanto al rendiconto economico, il patrimonio acquisito è una rete di persone che hanno preso coscienza della loro vocazione sociale e che si sono spese per il bene dei territori”. Ha ricordato inoltre l’ampiezza dei settori di impegno dei “gesti concreti”, dall’agricoltura all’artigianato, dai servizi alla persona alla valorizzazione dei beni culturali, e l’impatto educativo e sociale delle attività nelle scuole e nelle parrocchie.

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