“Anche oggi la fraternità non appare scontata, non è immediata. Molti conflitti, tante guerre sparse nel mondo, tensioni sociali e sentimenti di odio sembrerebbero anzi dimostrare il contrario”. Lo ha detto il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, dedicata al rapporto tra Risurrezione di Cristo e le sfide del mondo attuale. “Tuttavia, la fraternità non è un bel sogno impossibile, non è un desiderio di pochi illusi”, ha garantito Leone XIV: “Ma per superare le ombre che la minacciano, bisogna andare alle fonti, e soprattutto attingere luce e forza dal Colui che solo ci libera dal veleno dell’inimicizia”. La parola “fratello”, ha ricordato il Papa, “deriva da una radice molto antica, che significa prendersi cura, avere a cuore, sostenere e sostentare. Applicata a ogni persona umana diventa un appello, un invito”. “Spesso pensiamo che il ruolo di fratello, di sorella, rimandi alla parentela, all’essere consanguinei, al far parte della stessa famiglia”, ha osservato Leone: “In verità, sappiamo bene quanto il disaccordo, la frattura, talvolta l’odio possano devastare anche le relazioni tra parenti, non soltanto tra estranei”. Di qui la necessità, “oggi più che mai urgente, di rimeditare il saluto con cui San Francesco d’Assisi si rivolgeva a tutte e a tutti, indipendentemente da provenienze geografiche e culturali, religiose e dottrinali: omnes fratres era il modo inclusivo con cui il Santo poneva sullo stesso piano tutti gli esseri umani, proprio perché li riconosceva nel comune destino di dignità, di dialogo, di accoglienza e di salvezza”.