Ia e medicina: Pegoraro (Pav), “educare i futuri medici a integrare la tecnologia con la relazione umana”

“Occorre includere nei curriculum di base di Medicina una formazione su come prepararsi a gestire l’intelligenza artificiale”. Lo ha detto al Sir mons. Renzo Pegoraro, presidente della Pontificia Accademia per la vita, oggi al meeting point in Sala stampa vaticana a conclusione del Congresso internazionale “Ai e medicina, la sfida della dignità umana”. “Penso che il Congresso sia stato un grande successo per il numero di partecipanti, più di 220 in presenza e più di 50 collegati online, e poi per la presenza internazionale”, ha detto monsignor Pegoraro. “Siamo partiti da alcune esperienze concrete di utilizzo: l’azienda Asl di Bari, l’India, a Bangalore, e gli Stati Uniti. Da quelle abbiamo cercato di capire che l’Ai in medicina si può già utilizzare e funziona bene in alcuni ambiti. In India, per esempio, si riescono a raggiungere anche le aree più povere e servono con i droni medicinali nelle zone verso l’Himalaya”.
Il presidente della Pontificia Accademia per la vita sottolinea che, oltre agli aspetti positivi, “abbiamo colto la preoccupazione di come le macchine e l’Intelligenza artificiale debbano svilupparsi come aiuto e non come sostituzione”. Nello specifico, “l’aiuto per fare diagnosi, per avere accesso alla letteratura più velocemente, per poter avere tutta una serie di informazioni è stato molto apprezzato, però dall’altra parte è stata rilevata la necessità di non impoverire e compromettere il ruolo del medico nella relazione di cura. Il medico deve rimanere centrale, avvalendosi di queste tecnologie e deve mantenere una capacità di comunicazione, di relazione e presa in carico, perché c’è sempre la paura che, come noi oggi non sappiamo più fare una moltiplicazione senza computer, anche il medico non sia più capace veramente di un esame obiettivo, di un ascolto, di un’attenzione, affidandosi ormai quasi sempre alla macchina”.
Durante il Congresso, riferisce monsignor Pegoraro “è emersa da più parti l’importanza della formazione. I giovani studenti di Medicina hanno dimestichezza con smartphone e Chatgpt, ma vanno educati in modo tale che imparino certi sistemi e siano capaci di integrarli con la relazione umana, che va coltivata. Questo un medico deve impararlo per tempo, altrimenti rischia di perdere o di non sviluppare sufficientemente determinate capacità che caratterizzano la professione medica. Si tratta di una grande sfida: partire presto per la formazione, nel corso di base di Medicina, e poi ancora di più nelle specialità, proprio per essere in grado di gestire la situazione”.

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