Cop30: vescovo luterano Bedford-Strohm (Wcc) al Sir, “estremamente ingiusto che a soffrire di più siano coloro che hanno contribuito meno al cambiamento climatico”

“Chiunque analizzi onestamente la situazione concorderà sul fatto che è estremamente ingiusto che a soffrire di più a causa del cambiamento climatico siano proprio coloro che hanno contribuito meno”. È quanto afferma Heinrich Bedford-Strohm, vescovo della Chiesa evangelica luterana in Baviera e moderatore del Comitato centrale del Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc). A guida di una delegazione dell’organismo ecumenico a Belém, per seguire i lavori della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, Cop30, il vescovo riassume in un’intervista al Sir, i punti principali e le richieste che le Chiese stanno proponendo ai leader mondiali. “Stiamo sostenendo la giustizia climatica”, dice il vescovo, “e questo significa fondi di riparazione per i paesi poveri da investire nella trasformazione ecologica e nell’adattamento climatico senza ricadere nella trappola del debito. E naturalmente chiediamo obiettivi di riduzione dei gas serra più ambiziosi, vincolanti e verificabili”. “Una sfida particolarmente urgente è il finanziamento per il clima”, aggiunge. “In un periodo in cui alcune delle grandi economie sono in difficoltà, non è facile ottenere impegni per le ingenti somme di denaro necessarie. Come chiese, siamo molto chiari sul fatto che sarebbe palesemente irresponsabile scaricare il conto sui nostri figli e nipoti e sulle popolazioni più vulnerabili”. Nell’intervista, il vescovo luterano fa riferimento anche “al negazionismo climatico dell’amministrazione Trump” e osserva: “C’è una diffusa convinzione che il danno causato dall’ignoranza del governo statunitense stia danneggiando principalmente la loro stessa economia nel lungo periodo”. Sulla presenza alla Conferenza delle popolazioni indigene aggiunge: “Danno un volto ai numeri”. “Il fatto di aver organizzato la Cop30 nel delta dell’Amazzonia dà visibilità a quelle comunità indigene che stanno assistendo alla messa in pericolo della foresta pluviale che è la loro casa”.

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