“Credito e debito non sono solo strumenti finanziari, ma espressioni di fiducia e responsabilità. E quando il debito nei paesi poveri diventa insostenibile, questo stesso senso di responsabilità spinge creditori e debitori a collaborare per trovare soluzioni eque e favorevoli alla crescita”. Queste le parole di Fabio Panetta, governatore della Banca d’Italia, aprendo oggi il seminario internazionale “Cooperative Financial Institutions in the XXI Century for Global Economic and Social Development” promosso da Banca d’Italia e Università Cattolica del Sacro Cuore, in collaborazione con Federcasse, che si è tenuto a Roma, presso il centro convegni di Banca d’Italia. “La cooperazione multilaterale – ha continuato il governatore – non è un peso: è un investimento strategico. In un periodo di frammentazione e nazionalismo, dobbiamo rinnovare il nostro impegno per la solidarietà. Lasciare indietro quasi due miliardi di persone non è certo una base affidabile per la stabilità e la prosperità, sia a livello mondiale sia nelle economie avanzate. Dobbiamo quindi garantire che il credito, sia esso concesso all’interno di un villaggio o tra nazioni diverse, persegua il suo scopo più alto: costruire fiducia, promuovere la dignità e aprire la strada a un mondo più giusto e umano”.
Introducendo il panel tematico, il rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Elena Beccalli, ha richiamato l’attenzione dei presenti “sul valore della biodiversità finanziaria”. “La biodiversità – ha spiegato – favorisce innanzitutto una maggiore inclusione finanziaria, poiché la presenza di una gamma diversificata di intermediari tende a generare politiche differenziate nella selezione della clientela, nonché approcci distintivi nella valutazione dei clienti e dei loro bisogni di credito”. “Al di là dei dati – ha continuato – sin dalle origini, le banche cooperative si sono basate sul relationship lending, che le distingue dalle grandi banche e alimenta un legame fiduciario con le comunità di riferimento. Per queste istituzioni, la fiducia funziona come una forma di capitale, trasformandosi in una risorsa che riduce l’incertezza e genera valore. Il relationship lending è dunque un modello in cui fiducia, prossimità, conoscenza reciproca e scambio di informazioni informali giocano un ruolo cruciale. La banca è così in grado di gestire il rischio di credito non solo attraverso algoritmi sofisticati, ma anche interpretando le informazioni derivanti da un rapporto fiduciario di lungo periodo con l’imprenditore. Si potrebbe dire che il relationship lending si fonda su una vera e propria intelligenza relazionale”. “Di fronte alle sfide poste dall’intelligenza artificiale – ha concluso Beccalli – l’intelligenza relazionale che caratterizza le banche cooperative è cruciale, poiché alimenta la fiducia”.