(da Gerusalemme) “Risorti con Cristo”, come si legge nella lettera ai Colossesi. Nell’omelia della messa celebrata questa mattina al Santo Sepolcro mons. Mario Delpini ha proseguito così la riflessione: “Con è la preposizione irrinunciabile. La risurrezione non è uno spettacolo da vedere, non è un fatto che si impone. È piuttosto una relazione, è la dimora dove possiamo, desideriamo, dobbiamo rimanere: Gesù risorto è con i suoi discepoli. L’essere-con di Gesù morto e risorto è il principio dell’umanesimo cristiano”. La risurrezione di Gesù “rivela – ha proseguito Delpini – che la speranza è autorizzata ed è proposta la via della salvezza. In questo tempo e in questa terra molti trovano buone ragioni per disperare della possibilità dell’umanità di sopravvivere: ci vogliono molte cautele – ci raccomandano – per sopravvivere. Ma coloro che sono con Cristo, risorti con lui, non possono semplicemente essere cauti per sopravvivere; devono piuttosto vivere, vivere in pienezza, vivere felici, vivere sempre, vivere e dare vita, vivere e fare della propria vita un dono”. Mons. Delpini ha infine ripreso una pagina degli Atti: “Questa è la parola che egli ha inviato ai figli di Israele, annunciando la pace per mezzo di Gesù Cristo: questi è il Signore di tutti”. E ha commentato: “Non possiamo tacere. Siamo inviati. Non per un progetto, per una obbedienza. Non per cercare consenso, per essere coerenti. Non perché siamo i migliori, ma per una incomprensibile vocazione a essere testimoni prescelti da Dio”. “Ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti”. Dunque “queste parole siamo incaricati di pronunciare nello stesso discorso: figli di Israele, pace, Gesù. Sono tre parole difficili da pronunciare insieme, tre parole impopolari, ma noi questo dobbiamo dire. Questo siamo venuti a dire qui al sepolcro: per mezzo di Gesù, il risorto, sono stati riconciliati i popoli e a noi è stata affidata la parola della riconciliazione”.