“La crisi nel Darfur settentrionale sta degenerando in una catastrofe umanitaria che il mondo non può permettersi di ignorare”: lo denuncia Save the Children dopo aver raccolto le testimonianze di madri e bambini fuggiti da El Fasher, città sotto assedio da oltre 500 giorni e ora caduta sotto il controllo delle Forze di supporto rapido (Rsf).
Secondo l’organizzazione, le famiglie in fuga hanno camminato per quattro giorni fino a Tawila, senza cibo né acqua, e sono state attaccate lungo il percorso da uomini armati in motocicletta. “Abbiamo perso tutto, ci hanno picchiato e derubato. Abbiamo camminato per giorni senza mangiare”, ha raccontato Saadiya, madre di tre figli. Altre donne, come Awatif, madre di sei bambini, hanno riferito di aver dovuto nutrire i figli con mangime per animali e porridge di farina, nascondendosi nei rifugi per sfuggire ai combattimenti. Oltre 260 mila persone, tra cui circa 130 mila bambini, restano intrappolate a El Fasher in condizioni simili alla carestia, con il collasso totale dei servizi sanitari e senza una via di fuga sicura. Le agenzie umanitarie hanno lanciato un nuovo appello per un cessate il fuoco immediato e per consentire un accesso umanitario sicuro e senza ostacoli.
“Fonti attendibili riferiscono di esecuzioni sommarie, uccisioni di civili porta a porta e famiglie disperate intrappolate in un assedio sempre più stretto – ha dichiarato Francesco Lanino, vicedirettore dei programmi di Save the children in Sudan –. I bambini muoiono di fame, gli ospedali sono stati distrutti e chi cerca di fuggire affronta violenze estreme. È urgente un cessate il fuoco e il rispetto del diritto internazionale umanitario”. Da aprile 2024, Save the children ha rafforzato le proprie operazioni a Tawila e Jabal Marra, raggiungendo oltre 224 mila sfollati interni con assistenza sanitaria, cibo, acqua e rifugi.