Alla vigilia della Conferenza di alto livello sulla regione dei Grandi Laghi, convocata oggi a Parigi dal presidente francese Emmanuel Macron, Caritas Internationalis lancia un appello urgente per fronteggiare gli effetti devastanti dei tagli agli aiuti internazionali nella Repubblica Democratica del Congo. “Ridurre oggi gli aiuti significa condannare milioni di congolesi alla fame, alla malattia e alla morte evitabile”, dichiara don Edouard Makimba, segretario esecutivo di Caritas Congo Asbl. Secondo l’organizzazione, oltre 21 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria, ma i programmi delle Nazioni Unite potranno raggiungerne meno di un terzo a causa dei tagli globali. Le Caritas diocesane, che gestiscono gran parte delle scuole e delle strutture sanitarie del Paese, segnalano gravi carenze di medicinali per HIV, tubercolosi e malaria e un aumento dei casi di malnutrizione infantile.
Caritas chiede ai governi donatori riuniti a Parigi di rafforzare il sostegno alle organizzazioni locali – dalle Caritas alle reti di donne e giovani – che continuano a garantire assistenza alle popolazioni nonostante la scarsità di risorse. “Non abbiamo lasciato la Repubblica Democratica del Congo e non lo faremo – afferma Makimba –. Rischiamo ogni giorno la vita per portare aiuto alle nostre comunità. Chiediamo: vedeteci e sosteneteci.” Il segretario generale Alistair Dutton parla di “una crisi provocata dall’uomo” e invita la comunità internazionale a “ripristinare i fondi tagliati e rispondere con solidarietà concreta”. Caritas accoglie con favore l’iniziativa del presidente francese Emmanuel Macron di convocare la conferenza di Parigi e gli sforzi per mobilitare il sostegno internazionale. L’organizzazione chiede alla Francia e agli altri donatori che tutti gli impegni presi rafforzino gli sforzi locali di aiuto nella RDC, sostenendo le organizzazioni religiose come Caritas Congo, le associazioni femminili, le reti giovanili e altri attori comunitari. Caritas invita i donatori internazionali ad “agire urgentemente per sbloccare i fondi e garantire il sostegno ai programmi essenziali, senza trascurare la crisi nella parte occidentale della RDC, meno visibile ma altrettanto grave per gli effetti sulle popolazioni colpite e sui loro bisogni primari”.