Lavoro: Acli Toscana, nei prossimi 5 anni saranno necessari 200mila nuovi lavoratori, industria e servizi i settori più a rischio

Nei prossimi cinque anni la Toscana avrà bisogno di oltre 200mila nuovi lavoratori – precisamente tra 214.600 e 244.800 – in gran parte per sostituire chi lascerà il lavoro per pensionamento. È il dato principale che emerge dalla ricerca realizzata da Iref Acli per Acli Toscana, presentata ieri al Circolo Acli di Montemagno (Pistoia), che fotografa una regione alle prese con le grandi transizioni del nostro tempo – digitale, ecologica e demografica – e con un mercato del lavoro che fatica a evolversi alla stessa velocità dei cambiamenti. Secondo lo studio, i settori che genereranno la maggiore domanda di lavoro saranno industria e public utilities (57.200 unità), servizi alla persona (55.700), servizi alle imprese (41.500), seguiti da commercio (28.200), pubblica amministrazione (21.600) e turismo (18.100). Le professioni più richieste saranno tecnici e impiegati specializzati (36,2%), professioni commerciali e nei servizi (35,1%) e operai qualificati (20,6%). Quasi la metà dei nuovi posti richiederà un diploma tecnico-professionale (47,1%), mentre oltre un terzo sarà destinato a laureati o diplomati Its (35,3%). La ricerca evidenzia che nel settore privato il 31,9% del fabbisogno di manodopera sarà coperto da lavoratori stranieri, la quota più alta d’Italia. Parallelamente – spiega una nota – si conferma la fragilità del sistema occupazionale toscano: nel 2024 gli avviamenti lavorativi hanno raggiunto 884.624 unità, ma oltre la metà dei contratti è a tempo determinato e solo il 10% a tempo indeterminato, con forti ripercussioni sulla qualità del lavoro e sulla sicurezza economica delle famiglie.
Un altro nodo è quello delle competenze. Nel 2024 in Toscana sono state rilevate 166.910 posizioni che richiedono competenze digitali, di cui 47.080 altamente specializzate; di queste, il 55,5% è difficile da reperire, e i giovani under 30 coprono solo il 30% delle posizioni qualificate. Anche la transizione ecologica mostra “squilibri simili”: 286.470 posizioni richiedono competenze ambientali, pari al 79,5% del totale, ma oltre la metà (51,2%) resta scoperta. Gli under 30 rappresentano meno di un terzo dei profili richiesti, segno che la “green economy” non è ancora un vero motore di inclusione giovanile.
Sul piano demografico, la Toscana sta vivendo un forte invecchiamento della forza lavoro. Il rapporto tra anziani (60–69 anni) e giovani (20–29 anni) è passato da 88 ogni 100 giovani nel 1993 a 143 nel 2023, e si prevede che arrivi a 170 entro il 2033. Questo squilibrio rischia di accentuare il mismatch generazionale, con interi comparti in cui i pensionamenti non saranno compensati da nuove assunzioni, soprattutto nei territori interni. “Questi dati – commenta Elena Pampana, presidente di Acli Toscana – ci dicono che la Toscana è davanti a un bivio. Abbiamo bisogno di manodopera e al tempo stesso di competenze che oggi mancano: tecniche, digitali e ambientali. È il segno di una frattura tra sistema educativo, imprese e comunità che dobbiamo ricucire con un grande patto formativo. Solo investendo sul capitale umano, sull’inclusione e sulla qualità del lavoro la Toscana potrà affrontare le sue transizioni senza lasciare indietro nessuno”. “La provincia di Pistoia, pur posizionandosi in fascia intermedia rispetto alle altre provincie, mostrando una buona tenuta occupazionale con 49.841 avviamenti nel 2024, evidenzia una precarietà diffusa evidenziata dalla bassa incidenza di contratti a tempo indeterminato – aggiunge Tommaso Braccesi, presidente delle Acli pistoiesi –. Questo dato, unito al mismatch generazionale, suggerisce la necessità di politiche attive mirate, capaci di promuovere occupazione stabile, inclusiva e qualificata, soprattutto in vista delle sfide legate alla transizione digitale ed ecologica, promuovendo l’inserimento giovanile”.

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