“La scuola cattolica […] semina futuro” (Dilexi te, n. 72). Con queste parole di Papa Leone XIV, il card. José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione (Dce), ha inaugurato questa mattina a Roma, presso l’Auditorium della Conciliazione, i lavori del congresso internazionale “Costellazioni educative. Un patto per il futuro”, promosso nel 60° anniversario della Gravissimum Educationis e nell’ambito del Giubileo del mondo educativo (27 ottobre – 1° novembre).
Rivolgendosi agli educatori presenti, definiti “seminatori e seminatrici di futuro”, il prefetto Dce ha ribadito il ruolo centrale della Chiesa come “principale provider educativo globale”, richiamando la Lettera Apostolica Disegnare nuove mappe di speranza, pubblicata da Leone XIV il 28 ottobre, nel 60° della Gravissimum Educationis, nella quale il Pontefice invita a leggere il tempo presente con creatività, reagendo alle sfide con una visione profetica e costruttiva. “Siamo incoraggiati – ha detto Tolentino de Mendonça – a leggere il tempo presente reagendo con creatività alle sue problematiche ed emergenze, ricostruendo la fiducia in un mondo lacerato da polarizzazioni e conflitti, convinti che l’educazione è il nuovo nome della pace; è una leva effettiva per la giustizia sociale e per la salvaguardia della dignità della persona umana”. “Ogni generazione è responsabile del Vangelo e della scoperta del suo potere seminale e moltiplicatore” (Disegnare nuove mappe di speranza, n. 1-2), ha ricordato il cardinale, sottolineando come l’educazione sia oggi chiamata a rispondere a crisi relazionali, disuguaglianze, insicurezze sociali e alle sfide dell’intelligenza artificiale. Eppure, proprio in questo contesto, “l’educazione cattolica può essere faro”, come afferma il Papa.
Dal porporato l’auspicio che il congresso si ponga come come spazio di convergenza e rilancio del Patto educativo globale, e l’esortazione ad “ogni scuola, università e comunità educativa” a tradurre in scelte concrete il contenuto della Lettera Apostolica, promuovendo giornate di studio e riflessione. Perché, ha concluso, “c’è un patto di futuro che dobbiamo attivare anche in nome della profezia educativa di cui siamo eredi”.