“I cittadini europei sono giustamente preoccupati per il comportamento sempre più provocatorio e sconsiderato della Russia. Quando Danimarca, Polonia o Estonia reagiscono alle incursioni nei loro spazi aerei, stanno proteggendo i nostri confini e il nostro territorio comune, quelli dell’Unione europea. Hanno il nostro pieno sostegno, perché siamo impegnati ad affrontare insieme le minacce comuni, su tutti i fronti, siano essi convenzionali, ibridi o informatici, con un obiettivo comune”: è Antonio Costa, presidente del Consiglio europeo, a tracciare un bilancio del vertice informale tenutosi ieri a Copenaghen. A tarda serata i leader lasciano il tavolo delle discussioni e si preparano all’incontro della Comunità politica europea in programma oggi, sempre a Copenaghen, capitale danese monitorata da aerei da guerra europei e da sistemi antidroni. “Costruire l’Europa della difesa” era, e rimane, l’obiettivo dell’Ue, ribadito da Costa. Anche se gli esiti dell’incontro in Danimarca sono impalpabili. “Negli ultimi tre anni, gli alleati europei hanno aumentato significativamente la loro spesa per la difesa. All’inizio di quest’anno, hanno concordato di aumentare ulteriormente i loro obiettivi di spesa. Per sostenere questo sforzo a livello europeo, abbiamo istituito lo strumento Safe, del valore di 150 miliardi di euro”. Maggiori spese senza un vero coordinamento politico e militare: infatti le competenze della difesa rimangono saldamente nelle mani degli Stati membri.
“A marzo, i leader europei hanno concordato le capacità prioritarie su cui dovremmo concentrare il nostro lavoro per la sicurezza di tutti gli europei: difesa aerea e missilistica, artiglieria, droni e sistemi anti-drone, mobilità militare, resilienza informatica… Oggi abbiamo compiuto un ulteriore passo avanti – sostiene Costa –. Accolgo con favore il documento di definizione presentato dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e dall’Alto rappresentante, Kaja Kallas. I leader hanno ampiamente sostenuto i primi progetti prioritari che rafforzeranno la sicurezza dell’Europa, tra cui il muro dei droni e l’Eastern Flank Watch”, la difesa del fianco orientale. “Si tratta di un passo fondamentale nel nostro percorso verso il raggiungimento della prontezza di difesa comune entro il 2030”.
Va notato che da Copenaghen non arriva alcun cenno alla situazione mediorientale e alla cronaca relativa alla Flottilla bloccata da Israele in acque internazionali.