“La Locride o cammina insieme o non va da nessuna parte! Occorre superare divergenze e divisioni, guardare con uno sguardo nuovo la realtà sociale e politica, che non è più quella di qualche decennio fa. ‘L’età del piombo’ sembra essere passata. Ma non possiamo godere di una Locride che va spopolandosi, desertificandosi sempre più. I cambiamenti climatici si riflettono anche sulla nostra area. Se i giovani vanno via, se tante eccellenze locali emigrano, una ragione dev’esserci. Sono questi i problemi che c’interpellano, che interpellano giorno dopo giorno chi è chiamato ad amministrare”. È l’appello che il vescovo di Locri-Gerace, mons. Francesco Oliva, rivolge ai sindaci del territorio in una lettera aperta per ringraziarli dell’incontro avuto in occasione del Natale, ma “ancor più per il lavoro che quotidianamente svolgete a favore di questa meravigliosa terra. In un contesto sociale delicato e difficile, con non pochi condizionamenti. Ponendovi in prima linea nel lottare e ricercare le risorse necessarie per la vita e la cura delle nostre comunità”. Il presule dice di condividere le “vostre sofferenze” e l’impegno a “conservare nei territori gli ultimi presidi di formazione (scuole e asili), di vita sociale (sportelli postali, bancari) e di altri servizi essenziali. Provando spesso un senso di frustrazione, quando agli sforzi compiuti non seguono i risultati sperati e quando la stessa comunità non coglie il valore dei vostri tanti sforzi compiuti”. L’invito del presule che la “vostra gioia sia sempre nel fare tutto per il bene comune, difendendo le comunità dall’arroganza di chi mette sempre al primo posto gli interessi personali. Camminate con lo sguardo attento sempre e solo ai bisogni della gente”. E poi l’attenzione che “prestate nella valorizzazione e custodia dei centri storici” nonostante lo spopolamento: “sono le radici della nostra storia ed ogni edificio, castello, torre, piazzetta, vicolo, fontana, Chiesa racconta un vissuto che ci appartiene”. Mons. Oliva si dice anche confortato dalla collaborazione nei progetti di solidarietà della Caritas diocesana e della Caritas parrocchiali e sottolinea chela Locride è “una bella comunità con una sua identità e le sue tipicità, le sue problematiche e ferite, le sue prospettive di sviluppo e di crescita: esse vanno sempre considerate ed affrontate nella loro specificità. Non può mancare una visione d’insieme e una prospettiva di più ampio respiro, che esige il lavorare in rete”. Ma il presule è “preoccupato per le tensioni che si sono creati negli ultimi giorni e per il rischio di un generale sfaldamento, con conseguente perdita dei valori che l’avevano ispirata. È vero: ci possono essere fasi di stanchezza, la difficoltà del lavorare insieme. È sempre latente la tentazione di pensare che da soli si possa arrivare prima alla soluzione dei problemi. Ma isolandosi non si va lontano. Lavorando in rete si fa più fatica, ma crescono e si arricchiscono le possibilità di relazioni tra le persone, tra le comunità e gli stessi amministratori. I problemi sono tanti e gravi: non ci si può dividere”. Tra questi segnala il fenomeno criminale che si alimenta col narcotraffico, l’usura, “l’incremento esponenziale delle sale gioco” e poi la necessità di un “patto per la Locride” ove “si colgano e si affrontino insieme i problemi comuni più gravi” al di là degli schieramenti partitici: la Locride “non può essere marginalizzata, terra di periferia penalizzata da uno sviluppo a più velocità. Molto dipende da quanti l’abitiamo, dall’amore che abbiamo per essa. E soprattutto dalla lungimiranza dei suoi amministratori che per amore verso la propria comunità devono mostrare tanto coraggio nel mettere da parte le proprie visioni ed eventuali progetti di fronte alle esigenze del bene più grande dell’intero territorio”.