È una riflessione sul significato del Concilio di Nicea per la Chiesa di oggi quella diffusa da Nicola Brady, segretario generale dell’organismo ecumenico “Churches Together in Britain and Ireland”, “Chiese insieme in Gran Bretagna e Irlanda”, in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che si celebra dal 18 al 25 gennaio. Nel messaggio, diffuso sul sito della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, Brady spiega che “l’anniversario dei 1700 anni dal Concilio di Nicea è stato abbracciato, con entusiasmo e speranza, dalla Chiesa e negli organismi ecumenici, generando un’ampia serie di eventi e dialoghi e che è valorizzato come un momento significativo, di storia condivisa, attraverso le diverse tradizioni cristiane”. Secondo Brady alcune Chiese cristiane sono rimaste fedeli alla Chiesa immaginata durante il Concilio che si tenne vicino a Costantinopoli nel lontano 325 dopo Cristo e continuano a recitare il Credo apostolico di Nicea mentre altre hanno scelto di adottare modelli diversi che non comportano più la recita di quel Credo e hanno deciso di mettere più enfasi su altre forme di espressione di fede cristiana condivisa. “Il Concilio di Nicea rappresenta un’opportunità di dialogo ecumenico”, scrive Brady nel suo messaggio, “l’occasione di approfondire i rapporti tra le diverse chiese cristiane, rafforzando la nostra unità nella diversità”. Il messaggio si conclude con uno sguardo sul dialogo ecumenico di oggi. “Il nostro mondo polarizzato ha bisogno di una nuova visione per la pace, centrata sul riconoscimento dei legami che ci uniscono e sulla nostra umanità condivisa”. “Riunirci per celebrare questo anniversario ci dà l’opportunità di farci domande difficili su quali possono essere gli ostacoli sulla strada per ottenere un’identità condivisa di cristiani che ci consenta di testimoniare la nostra fede al resto del mondo”.