Diocesi: Lucca, morta la missionaria laica Carla Frediani. Venerdì a Capannori i funerali presieduti dall’arcivescovo Giulietti

“Sono grato per la testimonianza di una vita spesa nella vicinanza ai poveri e nel servizio alla Chiesa. Carla è stata una delle persone più significative nella lunga vicenda di amicizia tra le diocesi di Byumba e Lucca; nel recente viaggio in Rwanda ho constatato come il suo ricordo sia ancora ben presente tra la gente della parrocchia di Nyarurema e in chi ha avuto occasione di conoscerla. Sento di poterla proporre come una testimone di speranza per questo nostro anno giubilare; sono certo che nell’incontro con il suo Signore non rimarrà delusa”. Con queste parole l’arcivescovo di Lucca, mons. Paolo Giulietti, ricorda Carla Frediani, classe 1935, originaria di Castelvecchio di Compito morta ieri all’ospedale di Lucca dopo alcuni anni di malattia. Da una decina di anni, per motivi di salute, era rientrata in Italia. “Mama Carla! Questo è il grido gioioso lanciato dai tanti bambini che lungo le strade di Nyarurema e Rukomo salutavano con la mano la jeep di Carla mentre passava. All’inizio Carla non aveva neanche la patente, girava a piedi o si faceva portare in bicicletta, ma poi col tempo gli fecero capire che per muoversi nei villaggi ruandesi bisognava dotarsi di una macchina e imparare a guidare e così fece e prese la patente in Rwanda”. Inizia così, invece, il ricordo che il Centro missionario diocesano di Lucca ha dedicato a Frediani. “Carla, nata in una famiglia di contadini, seconda di 3 figlie, a 15 anni andò ad assistere la sua anziana nonna paterna e due zie che abitavano a Lucca in centro storico. Dove iniziò a frequentare il movimento Regnum Christi di Lucca e in quegli anni fece anche il corso di infermiera presso la Croce rossa”, prosegue il Centro missionario ricordando che “si definiva una persona semplice che mossa dalla curiosità e dalla richiesta di un prete, don Giancarlo Bucchianeri, aveva deciso con un’amica di raggiungere il missionario in Rwanda all’età di 44 anni, ‘tanto non avevo altro da fare…’, come ripeteva lei. Dopo una prima esperienza di un mese, parte per il Rwanda nel luglio del 1979 e insieme a don Giancarlo Bucchianeri muove i primi passi nella parrocchia di Nyarurema, nell’attuale diocesi di Byumba, nella provincia dell’Umutara nel nord del Paese. Questo viaggio si è trasformato in una scelta di vita che l’ha legata al Rwanda per ben 35 anni. Aveva poi scelto di essere una laica consacrata nel movimento Regnum Christi”. “Carla Frediani – conclude il Centro missionario – ha affrontato le più grandi atrocità durante la guerra, nel periodo buio del genocidio eppure la sua fede non ha mai vacillato perché laddove la gente vedeva miseria e disperazione, lei trovava speranza e misericordia per tutti. Una volta mentre stava subendo una rapina a mano armata non perse l’occasione per dire ai ladri che stavano facendo una cosa sbagliata e dovevano pentirsi, che dovevano cambiare vita. Non ha mai amato avere i riflettori puntati, era schiva ad ogni forma di clamore o pubblicità, non amava farsi fotografare e a chi elogiava il suo operato rispondeva risolutamente ‘Ma chi io? Oh che avrò fatto mai… son solo un umile serva del Signore’”.
La salma di Carla Frediani sarà esposta presso la camera ardente dell’obitorio di Lucca fino alle 16 di giovedì 16 gennaio. Poi, dopo la chiusura della cassa, sarà portata nel Compitese alla chiesa di Castelvecchio basso, dove la sera alle 21 sarà recitato il rosario missionario. Al mattino di venerdì 17 gennaio il feretro sarà portato alla chiesa di Capannori dove resterà fino al funerale, fissato per le 15, e presieduto dall’arcivescovo Giulietti.

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