Malaria: don Carraro (Cuamm), “in Africa spesso aggrava un quadro già difficile. Impegnati in trattamento, diagnosi e prevenzione”

(Foto Nicola Berti per Medici con l'Africa Cuamm)

Il 25 aprile, nel mondo, si celebra la Giornata mondiale della malaria, che per il 94% dei casi globali si registra in Africa. Sono state 608.000 le persone morte a causa della malaria, nel 2022. Più di 2 persone al minuto. Sono i numeri di un “conflitto” che nessuno vede e di cui nessuno parla, ma si consuma silenziosamente, ogni giorno. Secondo i dati dell’Oms i bambini di età inferiore ai 5 anni appartenenti alle famiglie più povere dell’area sub-Sahariana hanno una probabilità 5 volte maggiore di essere infettati dalla malaria rispetto ai bimbi delle famiglie più ricche.
Medici con l’Africa Cuamm, in tutti i Paesi in cui opera, ad ogni livello, dall’ospedale ai centri salute, fino ai più remoti villaggi, si impegna per dare il proprio contributo nel processo di prevenzione, diagnosi e trattamento della malaria. Solo nel 2023, in 6 degli 8 Paesi in cui opera il Cuamm (in Etiopia, Centrafrica, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania e Uganda) sono stati diagnosticati 1.710.533 casi, di cui 635.663 bambini con meno di cinque anni.
“Ogni giorno incontriamo decine di malati di malaria nelle aree in cui operiamo – sottolinea don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa –. Della malaria sappiamo quasi tutto, ma a volte ci sono degli ostacoli enormi da superare. Talvolta i malati arrivano troppo tardi in ospedale, talvolta la terapia classica non basta. Ci sono casi in cui i farmaci per il trattamento non sono sufficienti a salvare una vita: purtroppo accade soprattutto per i bambini che soffrono di malnutrizione perché il loro sistema immunitario non reagisce come quello di una persona sana dal punto di vista dell’alimentazione. E nel contesto africano, in cui operiamo, il 50% dei bambini soffre di malnutrizione cronica. La malaria spesso aggrava un quadro già difficile. Il Cuamm è impegnato nel trattamento e nella diagnosi della malaria, ma è fondamentale intervenire anche nella prevenzione, come stiamo facendo in Uganda e Sud Sudan per esempio”.

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