Avviare un dialogo con i cattolici impegnati in politica o che vogliono entrare in politica in Campania, sulla scorta dell’ultima Settimana sociale: è stato questo lo scopo dell’incontro avvenuto sabato a Pompei, su iniziativa della Conferenza episcopale campana (Cec). “Al centro della democrazia” il titolo dell’evento. Di questo dialogo sono stati incaricati dalla Cec tre vescovi: mons. Antonio Di Donna, vescovo di Acerra e presidente della Cec, mons. Francesco Alfano, arcivescovo di Sorrento-Castellammare di Stabia e delegato per la Cec per i problemi sociali, il lavoro, l’educazione alla giustizia, alla pace e alla custodia del Creato, e mons. Francesco Beneduce, vescovo ausiliare di Napoli. Chiarendo che i vescovi non si schierano in politica né vanno “tirati per la giacchetta”, mons. Di Donna ha sottolineato che “la Cec è la prima in Italia ad affrontare collegialmente, non singolarmente, questo cammino. Prudenza per evitare confusioni di ruolo, allo stesso tempo audacia per passare dall’ambito pre-politico a quello politico. Nelle comunità vi sino tanti impegnati nel pre-polito, ma è giunta l’ora di passare dal pre al politico direttamente. Partendo dal livello locale fino ad ambire al livello parlamentare, dove si affrontano i grandi temi (vita, famiglia, povertà)”. Poi ha aggiunto: “A nessuno deve sfuggire che la strada sarà tutta in salita e l’inverno sarà molto lungo, per recuperare una stagione dell’impegno dei cattolici in politica”. Per mons. Di Donna, “urge il recupero del valore cristiano della vita che negli ultimi 30 anni è andato perduto, ormai il liberismo ed utilitarismo, rende il fine ultimo tutto nel successo al quale viene sacrificata la solidarietà. Politica vista come cosa brutta, sporca, il disinteresse della cosa pubblica è moralmente un peccato di omissione! Tanti hanno potenzialità ma preferiscono stare alla finestra, riservando l’onere agli altri, pronti a far critica. Fare di tutta l’erba un fascio, nel considerare la politica come cosa sportiva, ma nulla cambierà se non ci si espone”.
Il presule ha chiarito: “I cristiani che si lanciano in questa impresa hanno bisogno di incontrarsi con altri fratelli e sorelle di fede per sentirsi sostenuti e stimolati. Bisogna riconoscere che sotto questo profilo che la comunità cristiana offre poco o niente. Gioca forse che un certo imbarazzo dei pastori, che per evitare di dire qualcosa e sembrare di parte restano in silenzio. Ma trovare un giusto equilibrio, per far sì che non restino soli. L’inverno sarà lungo perché sembra che di fatto non si a la politica a determinare il governo delle cose ma lo strapotere dell’economia e delle grandi lobby che dominano la politica. La crisi della democrazia è un’altra condizione sfavorevole, democrazia malata e malato è il senso di partecipazione. Astensionismo domina sempre più in ogni elezione, sintomo di sfiducia. L’educazione all’impegno politico richiede educazione alla legalità contro le vecchie piaghe della corruzione del clientelismo che son presente nelle pieghe dello Stato.
Il deficit di base da colmare è un deficit formativo, molta parte delle mancanze sono frutto della completa ignoranza”. Ma, ha concluso, “non tutto è perduto! Non possiamo rassegnarci! Invece che al pessimismo della ragione, facciamo affidamento alla speranza cristiana”.