Incontro Cei sul Mediterraneo: in mostra il Codex Purpureus Rossanensis

(da Bari) Tra quelli rimasti dell’epoca, il Codex Purpureus Rossanensis è quello più completo al mondo, simbolo e testimonianza del passaggio della civiltà bizantina nel Sud Italia. Una copia del prezioso originale, ospitato dal Museo diocesano di Rossano Calabro, è in questi giorni a disposizione dei partecipanti all’incontro in corso al Castello Svevo di Bari, nella sala che ospita anche la cappella. Risalente al VI secolo e dichiarato nel 2015 patrimonio dell’Unesco, il Codex di Rossano è un evangeliario che contiene i Vangeli di Marco e di Matteo, con i primi tre righi in inchiostro d’oro e i restanti in argento. In 188 fogli di finissima pergamena purpurea, dal colore del sangue di Cristo, il Codice è arricchito da 15 splendide miniature sulla vita, la predicazione e la passione di Gesù. Una sorta di “fumetto ante litteram” dell’epoca, che contiene perfino una rappresentazione dell’Ultima Cena che precede di mille anni il celeberrimo capolavoro di Leonardo da Vinci. Nella miniatura, il Cristo è rappresentato sdraiato, mentre condivide il pasto con i suoi. Estremamente moderna, per i tempi, anche una miniatura che raffigura l’evangelista Marco nell’atto di vergare il suo Vangelo. In piedi accanto a lui, una figura di donna vestita in azzurro. Contrariamente a quanto si possa pensare, non è la Madonna ma Sofia, figura femminile che rappresenta la sapienza, di origine greca ma in questo caso “traslata” in ambiente cristiano. I canoni figurativi sono già quelli dell’arte romana, che rappresenta i soggetti in movimento, con posture dinamiche che abbandonano la fissità ieratica tipica dell’arte bizantina.

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