Diocesi: card. Sepe (Napoli), “la pace è possibile se tutti ci impegniamo a combattere la violenza verso il prossimo e il creato”

“La pace è il vero cammino di speranza di fronte ai tanti ostacoli e alle prove che l’umanità deve oggi superare di fronte ai conflitti e alle guerre ancora in atto in tante parti del mondo, che alimentano solo sfiducia e paura”. Lo ha detto, ieri, il cardinale arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe, nell’omelia della messa per la solennità di Maria Santissima Madre di Dio e per la 53ª Giornata mondiale della pace. “La vera pace, donataci da Cristo, deve coltivare una autentica solidarietà e fraternità tra popoli e nazioni, a iniziare da ciascuno di noi, nelle nostre famiglie e comunità di credenti”, ha osservato il porporato, per il quale, “per essere vera ed efficace, la pace deve intraprendere con coraggio un cammino di riconciliazione e di comunione fraterna, ma anche un cammino di conversione ecologica, rifiutando ogni abuso della natura e delle risorse naturali e rispettando tutto ciò che ci è stato donato da Dio. Dobbiamo credere alla pace per ottenerla!”.
Dopo la celebrazione eucaristica, si è svolta la Marcia per la pace, organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio “per dire a tutti che la pace anche oggi è possibile se tutti, uomini e donne di buona volontà, ci impegniamo a combattere ogni violenza nei pensieri, nelle parole e nelle opere, sia verso il prossimo sia verso il creato”, ha precisato l’arcivescovo.
Sulla speranza, senza la quale “Napoli è morta”, il card. Sepe aveva imperniato l’omelia del Te Deum del 31 dicembre. “Ma – ha avvertito – la speranza non è attesa, la speranza non è rinvio a domani ma è fare e tutti siamo chiamati a fare, a mettere in atto progetti finalizzati al bene di tutti, specialmente dei più deboli. Da subito, ciascuno per la propria parte”. In particolare, “dobbiamo tutti impegnarci, con determinazione e concretezza – l’appello del porporato -, perché il 2020 sia l’anno dei giovani, di appagamento dei loro sogni e delle loro aspirazioni, del pieno riconoscimento dei loro diritti”.

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