Avvento: p. Pasolini, “l’informazione può diventare una scorciatoia ingannevole”, no alla tentazione di “restare fermi”

“Viviamo immersi in un flusso continuo di informazioni, ci documentiamo, analizziamo, leggiamo molto. Eppure a questa abbondanza di sapere raramente corrisponde un coinvolgimento reale: sappiamo tante cose, ma a volte restiamo distanti e la conoscenza diventa un modo per metterci al riparo dal coinvolgimento concreto. Così l’informazione diventa una scorciatoia ingannevole, ci fa sentire partecipi degli eventi ma in realtà ci autorizza a rimanere fermi lì dove siamo”. A denunciarlo è stato padre Roberto Pasolini, predicatore della Casa Pontificia, che nella terza predica di Avvento, svoltasi in Aula Paolo VI alla presenza del Papa, ha messo in guardia dalla tentazione di “restare fermi”, un rischio che “per la Chiesa assume contorni molto delicati”. “È possibile conoscere bene la dottrina, custodire la tradizione, celebrare con cura la liturgia ma nondimeno restare fermi”, ha osservato il religioso: “Possiamo sapere benissimo dove il Signore continua a farsi presente – nelle periferie, tra i poveri, nelle ferite della storia – senza però trovare la forza o il coraggio di muoverci in quella direzione”. “L’Epifania ci ricorda che solo chi si mette in cammino incontra il mistero di Cristo”, ha spiegato Pasolini sulla scorta dell’esperienza dei Magi: “Chi rimane fermo rischia di perdere l’appuntamento con la manifestazione di Dio. La luce vera può essere accolta solo se accettiamo poco alla volta di uscire dalle nostre zone d’ombra, anche quando esse hanno l’aspetto rassicurante della competenza, dell’istituzione o della sicurezza religiosa che abbiamo acquisito”. “Per incontrare il Signore il primo passo è sempre quello di alzarsi, uscire dai propri rifugi interiori, dalle proprie sicurezze, dalla visione consolidata delle cose”, ha osservato il cappuccino: “Alzarsi richiede coraggio, significa abbandonare la sedentarietà che ci protegge ma ci immobilizza, accettare la fatica del cammino, esporsi all’incertezza, senza la certezza di ciò che non è ancora chiaro. Vivere come se la luce stessa arrivi prima ancora di vederne il segno. Custodire la fiducia anche quando le circostanze non la giustificano del tutto, sperare finché la notte non è ancora finita. Accettando l’incertezza, persino il rischio della delusione, pur di non rimanere fermi lì dove siamo”. Per Pasolini, “la Chiesa chiamata a muoversi, a uscire, ad andare incontro alle persone e alle situazioni che sono lontane, ma anche a sapersi fermare, ad abbassare lo sguardo, a riconoscere che non tutto le appartiene né tutto può essere controllato”: “Solo così il dono della salvezza può diventare universale, nella misura in cui la Chiesa accetta di lasciare proprie sicurezze e di guardare con rispetto la vita mondo, riconoscendo che anche lì, spesso in modi inattesi, emerge qualcosa della luce di Cristo”.

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