In una settimana decisiva che potrebbe sancire l’avanzamento della tesi del cosiddetto “Marco temporal” sulle terre indigene, impendendone di fatto, la loro demarcazione, la presidenza della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb) ha diffuso una nota in cui richiama l’attenzione sul “momento gravissimo che deve essere seguito da tutta la società”. La tesi del “Marco temporal” stabilisce, fondamentalmente, che, affinché un popolo indigeno possa avere un territorio delimitato, dovrebbe occuparlo alla data di promulgazione della Costituzione del 1988, o essere in disputa per esso a tale data. Questa interpretazione è stata respinta dalla Corte Suprema Federale nel 2023, ma subito dopo il Congresso nazionale ha approvato la Legge 14.701, che sarà oggetto di valutazione da parte della Corte suprema da domani. La Conferenza episcopale ha richiamato l’attenzione sull’obiettivo alla base di questo tipo di iniziativa legislativa, che è stato ribadito nella dichiarazione diffusa ieri: “L’obiettivo è promuovere una nuova colonizzazione per l’estrazione delle ricchezze materiali, con il collasso socio-ambientale dei popoli e dei loro modi di vita”.
Al Congresso nazionale, poi, è prevista per oggi la votazione della Proposta di emendamento alla Costituzione del “Marco temporal”. Per i vescovi, “è un momento molto grave che deve essere seguito da tutta la società. È tempo di consolidare le vie del bene e della giustizia”. Se il “Marco temporal dovesse andare avanti, si tratterebbe di un “terribile passo indietro”. Concludono i vescovi: “I parlamentari devono riflettere se vale la pena creare un’altra crisi giuridica a partire dalla vita dei popoli indigeni. E la Corte Suprema, che ha la nobile missione di vegliare sulla Costituzione federale, ha nelle sue mani, ancora una volta, l’opportunità e la responsabilità di preservare i diritti fondamentali dei popoli indigeni. Si tratta di clausole immutabili, che non possono essere modificate, nemmeno dal potere legislativo”.