(Milano) “Ci sono minacce che insidiano la casa comune. Il rischio non è che ne venga un qualche danno che poi si potrà riparare. Il rischio è quello di essere tutti travolti da un crollo rovinoso che lascerà solo macerie”. Lo ha affermato mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano, nel Discorso alla città e alla diocesi, rilevando i cinque “segnali” che più lo impressionano.
Il primo segnale: “Una generazione che non vuole diventare adulta per paura del futuro”. Dopo aver citato l’innalzarsi dell’età e la crisi demografica, Delpini ha detto: “La generazione adulta dovrebbe rendersi conto che con il suo stile di vita e con il tono dei suoi discorsi non trasmette ai giovani buone ragioni per desiderare di diventare adulti, di fare scelte definitive, di formare una famiglia e di avere figli. La mancanza di speranza e di motivazioni genera sfiducia e smarrimento”. Fra le nuove generazioni si diffondono forme di paura, di aggressività, di “sballo”. “Il fenomeno ha proporzioni drammatiche e troppe persone e istituzioni non ne sono adeguatamente consapevoli”.
Un secondo segnale: “Le città che non vogliono cittadini”. “Chi cerca casa in città si vede chiudere la porta in faccia. Non di rado si trova davanti persone (o agenzie) senz’anima e senza scrupoli. […] Sembra che la città non voglia cittadini. Si usano le case per fare soldi, invece che per ospitare persone”.
Il terzo segnale preoccupante: “Un sistema di welfare in declino e la paura di essere malati”. “Sono in molti a denunciare – denuncia Delpini – le crepe preoccupanti del sistema sanitario, dell’organizzazione della sanità, del dovere di assicurare il diritto alla salute. Certamente non si può tacere il merito di persone e istituzioni sanitarie che assicurano prestazioni di eccellenza. […] Ma non si può ignorare che a volte la paura di ammalarsi e la pretesa di guarire esercitano una pressione sul personale sanitario che giunge fino alla violenza”.
Quarto segnale: l’intollerabile situazione delle carceri e “la repressione come unica soluzione”. Dopo aver citato la Costituzione, l’arcivescovo ha segnalato “le insostenibili condizioni di detenzione per il sovraffollamento”.
Dopo esserci soffermato sulla questione-carceri, mons. Delpini ha indicato un ulteriore “segnale: il capitalismo a servizio dell’individualismo e l’indifferenza verso l’altro”. “Nella capitale finanziaria – come viene definita Milano – si riconoscono i peccati capitali della finanza, intesa come l’astuzia di far soldi con i soldi. Il capitalismo malato è a servizio dell’individualismo e ignora la funzione sociale e la responsabilità morale della finanza”. Così la città diventa appetibile per chi ha molto denaro da investire, per chi ha molto denaro da riciclare Il denaro sporco, con il suo fetore di morte, invade la città grazie a persone contagiate dall’indifferenza, dalla paura o dall’avidità e propizia il diffondersi di virus pericolosi per l’economia della gente onesta”.