È aperta alla firma la nuova Convenzione del Consiglio d’Europa sulla protezione dell’ambiente attraverso il diritto penale, un “passo storico” che “getta le basi per una risposta coerente della giustizia penale degli Stati ai reati ambientali, anche transfrontalieri”. I primi a firmare ieri il trattato, la Repubblica di Moldavia, il Portogallo e l’Unione europea. Serviranno dieci ratifiche, di cui almeno otto da parte degli Stati membri del Consiglio d’Europa, affinché il trattato entri in vigore, sbloccando gli strumenti giuridici previsti per garantire la responsabilità degli autori di reati ambientali. “Dobbiamo accelerare i nostri sforzi collettivi per proteggere l’ambiente e combattere i reati ambientali che minacciano il nostro futuro”, ha dichiarato il segretario generale del Consiglio d’Europa, Alain Berset, esortando alla firma tutti gli altri Stati membri. La Convenzione cerca di rispondere alla “triplice crisi planetaria” dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento e della perdita di biodiversità, concentrandosi sulla dimensione penale del danno ambientale e stabilendo un solido quadro giuridico per combattere gravi reati, che la Convenzione stessa definisce, consentendo agli Stati di perseguire condotte intenzionali che causano disastri ambientali equivalenti all’ecocidio. La Convenzione include un meccanismo per monitorarne l’attuazione e la responsabilità. Questo trattato, si legge nella nota del Consiglio, “invia un messaggio forte: la distruzione ambientale non è solo un fallimento politico, ma può anche costituire un reato, che richiede solidi strumenti giuridici e cooperazione internazionale”. Al testo hanno lavorato gli Stati membri del Consiglio d’Europa, la Santa Sede, l’Unione europea, le Nazioni Unite, l’Interpol e la società civile.