Domenica 16 novembre la Chiesa vivrà il Giubileo dei Poveri. Alle 10, nella Basilica di San Pietro, Papa Leone XIV presiederà la celebrazione eucaristica per la IX Giornata Mondiale dei Poveri e, a seguire, alle 12.30, pranzerà con 1.500 persone in difficoltà nell’Aula Paolo VI. Un momento di fraternità e condivisione che, come ogni anno, si fa segno concreto del Vangelo vissuto nella prossimità.
A servire ai tavoli saranno 30 Missionari Vincenziani insieme a un centinaio di membri della Famiglia Vincenziana italiana, che riunisce giovani e adulti delle diverse realtà nate dal carisma di san Vincenzo de’ Paoli: la Gioventù Mariana Vincenziana, i Gruppi di Volontariato Vincenziano, la Società San Vincenzo de’ Paoli, l’Associazione Medaglia Miracolosa, le Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli e le Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret. Con loro, altri 30 volontari saranno impegnati nella distribuzione dei “1500 zaini di San Vincenzo”, contenenti prodotti alimentari e per l’igiene personale, donati anche grazie al contributo del Banco Alimentare. “Il Giubileo dei Poveri di quest’anno assume per noi Vincenziani un significato speciale – spiega padre Valerio Di Trapani, superiore della Congregazione della Missione in Italia – perché ricorrono i 400 anni dalla fondazione della nostra comunità. San Vincenzo amava ripetere che i poveri sono i nostri signori e padroni: è questa consapevolezza che ci guiderà nel servizio ai fratelli più fragili, con rispetto e amore evangelico”.
Alla vigilia dell’evento, venerdì 14 novembre, si terrà una formazione missionaria e spirituale per i volontari, un momento di preparazione e preghiera in vista del servizio. Tra i poveri invitati al pranzo con il Papa, anche una delegazione della Locanda del Samaritano di Catania, “casa di accoglienza H24” gestita dai Missionari Vincenziani e da volontari, che offre sostegno e percorsi di reinserimento a persone senza dimora. La delegazione è composta da un volontario e tre ospiti – due dei quali di fede musulmana – le cui storie di dolore e riscatto testimoniano la forza della dignità ritrovata e il valore di un’umanità che si riconosce, al di là di ogni differenza, come parte della stessa famiglia.