“La fraternità donata da Cristo morto e risorto ci libera dalle logiche negative degli egoismi, delle divisioni, delle prepotenze, e ci restituisce alla nostra vocazione originaria, in nome di un amore e di una speranza che si rinnovano ogni giorno”. Lo ha spiegato il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, dedicata al rapporto tra la Risurrezione di Cristo e le sfide del mondo attuale. “Il Risorto ci ha indicato la via da percorrere insieme a Lui, per sentirci ed essere ‘fratelli tutti’”, ha detto Leone XIV, rilanciando l’attualità dell’enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco, la quale a sua volta, ottocento anni dopo, rilancia l’attualità del saluto di San Francesco: “omnes fratres”. “Quel ‘tutti’, che significava per San Francesco il segno accogliente di una fraternità universale, esprime un tratto essenziale del cristianesimo, che sin dall’inizio è stato l’annuncio della Buona Notizia destinata alla salvezza di tutti, mai in forma esclusiva o privata”, ha spiegato il Papa: “Questa fraternità si basa sul comandamento di Gesù, che è nuovo in quanto realizzato da Lui stesso, compimento sovrabbondante della volontà del Padre: grazie a Lui, che ci ha amato e ha dato sé stesso per noi, noi possiamo a nostra volta amarci e dare la vita per gli altri, come figli dell’unico Padre e veri fratelli in Gesù Cristo”. La risurrezione di Gesù, al terzo giorno, “è l’inizio di una storia nuova”, ha osservato Leone: “E i discepoli diventano pienamente fratelli, dopo tanto tempo di vita insieme, non solo quando vivono il dolore della morte di Gesù, ma, soprattutto, quando lo riconoscono come il Risorto, ricevono il dono dello Spirito e ne diventano testimoni. I fratelli e le sorelle si sostengono a vicenda nelle prove, non voltano le spalle a chi è nel bisogno: piangono e gioiscono insieme nella prospettiva operosa dell’unità, della fiducia, dell’affidamento reciproco. La dinamica è quella che Gesù stesso ci consegna: ‘Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato’”.