Riforma ordinamento giudiziario: Libera, “indebolire la giustizia significa compromettere le fondamenta dello stato di diritto e la convivenza civile”

“Grande preoccupazione e ferma contrarietà rispetto alla riforma dell’ordinamento giudiziario approvata in via definitiva dal Parlamento. Una riforma che mina l’equilibrio costituzionale tra i poteri dello Stato rischia di compromettere l’indipendenza dei magistrati e mina le condizioni essenziali per la tutela dei diritti dei cittadini che sarebbero meno tutelati dall’invadenza del potere”. In una nota, l’Ufficio di Presidenza di Libera commenta la riforma dell’ordinamento giudiziario approvata in via definitiva dal Parlamento. “In particolare, le modifiche che rafforzano il controllo politico sull’operato della magistratura e che separano in modo netto le carriere: la storia d’Italia ci insegna che la magistratura ha raggiunto risultati importanti contro mafie e corruzione anche in considerazione della libertà di indagare contro i poteri forti, siano questi politici, economici, finanziari – afferma Libera -. La forza delle mafie sta nel saper connettere questi mondi e fruire delle protezioni che ne derivano, quindi il contrasto alle mafie passa anche dalla possibilità di una magistratura forte e libera da condizionamenti”. Per Libera, “è fondamentale che si apra un dibattito trasparente e partecipato e che si dia voce ai cittadini attraverso un referendum costituzionale, affinché siano gli stessi cittadini a decidere se accettare una trasformazione così radicale del sistema giudiziario”. Libera avverte: “In un Paese ancora segnato da ferite aperte, da verità negate e da poteri criminali e reti corruttive, indebolire la giustizia significa compromettere le fondamenta dello stato di diritto e la stessa convivenza civile. Con la nostra campagna ‘Fame di verità e giustizia’ ci impegneremo a informare, e promuovere una partecipazione consapevole dei cittadini al voto referendario. Lo faremo con la forza della memoria, con la responsabilità di chi crede che la giustizia non sia un privilegio, ma un diritto costituzionale”.

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