Vescovi lombardi: messa al Sepolcro. Mons. Delpini: “Pasqua non è un enigma incomprensibile, è l’inquietudine della speranza”

(Foto Sir)

(da Gerusalemme) L’inquietudine, la dimora, l’annuncio: sono le tre parole attorno alle quali mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano, ha tenuto l’omelia durante la messa celebrata di prima mattina al Santo Sepolcro, assieme ai vescovi della Conferenza episcopale lombarda. Il pellegrinaggio dei vescovi delle dieci diocesi della Lombardia si conclude oggi a Gerusalemme con un incontro con il Patriarca dei latini, card. Pierbattista Pizzaballa. “La Pasqua del Signore è la nostra inquietudine”, ha affermato mons. Delpini, rileggendo la pagina del vangelo. “Correvano insieme tutti e due, Pietro e Giovanni, sconcertati dalla notizia del sepolcro vuoto e forse inclini allo scetticismo, forse animati da una intuizione piena di fascino e di mistero. Correvano per andare al sepolcro, ma poi ‘se ne tornarono di nuovo a casa’. Gesù risorto non si riduce alla notizia di un evento, è piuttosto l’irrompere dell’inedito: c’è una parola inaudita, c’è una possibilità insperata, c’è un accadimento che sconvolge ogni immaginazione e ogni aspettativa. L’originalità della fede cristiana si rivela inquietante nel contesto di allora e nel contesto di oggi. Coloro che credono in Gesù risorto si rendono conto di dover pronunciare parole così incomprensibili per il pensiero rassegnato e per la speranza proibita, da esserne impauriti”. Talora, ha aggiunto l’arcivescovo, “preferiscono ricordare gli insegnamenti di Gesù, piuttosto che chiamare all’incontro con lui; talora acconsentono alla banalità che dichiara: ‘Ciò che importa è fare del bene’ e non vogliono disturbare con un annuncio così oltre ogni attesa. La gente di oggi non si aspetta che ci sia una risurrezione. Quindi l’annuncio si riduce alla rassicurazione di un lieto fine a una storia drammatica. E noi non possiamo evitare l’inquietudine e gli interrogativi di una fede che vive di gioia e di esitazioni, come i discepoli, che ‘per la gioia non credevano ancora’. Credere e insieme non credere: la Pasqua non è enigma incomprensibile e neppure visione indiscutibile. È l’inquietudine della speranza, invincibile e fragile”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori