“Difendere la vita, sempre. La pietas non è resa”. A dirlo con forza sono l’Ucid, con il segretario nazionale, Stefania Brancaccio, e il Forum delle associazioni sociosanitarie, con il presidente, Aldo Bova, esprimendo “profonda preoccupazione e dissenso per la decisione dell’Asl Napoli 3 Sud di autorizzare due casi di suicidio medicalmente assistito, richiamandosi alle recenti sentenze della Corte Costituzionale”.
“Pur nel rispetto del dolore personale e delle condizioni estreme che spingono un essere umano a chiedere di morire – si legge nella nota congiunta di Ucid e Forum sociosanitario –, riteniamo che la pietas non possa mai tradursi in una resa della società di fronte alla fragilità. La compassione autentica non è abbreviare la vita, ma accompagnarla, custodirla, sostenerla con cure, presenza e prossimità”.
Brancaccio e Bova avvertono: “Siamo di fronte a un passaggio epocale che rischia di spostare il confine etico del nostro vivere civile: da una medicina chiamata a ‘curare e alleviare’ a una medicina che ‘anticipa e conclude’”.
Viene quindi affermato: “Non possiamo accettare che la risposta alla sofferenza sia la morte. Non possiamo tacere di fronte al rischio di una deriva culturale che, in nome dell’autodeterminazione, abbandona chi più avrebbe bisogno di essere accolto. È invece dovere della comunità assicurare serenità e accompagnamento a tutti coloro che vivono l’ultimo miglio della propria vita, attraverso un accesso reale, diffuso e tempestivo alle cure palliative, capaci di restituire dignità, sollievo e presenza umana anche nella fragilità più estrema”.
Di qui la richiesta “alle istituzioni, al mondo sanitario e alla società civile di aprire un confronto serio e profondo sul valore della vita e sul significato della cura, per non ridurre il dolore umano a un problema da risolvere, ma riconoscerlo come una relazione da accompagnare”. Brancaccio e Bova concludono: “La pietas non è eutanasia: è amore, responsabilità, solidarietà. La vita, anche ferita, resta sempre un bene indisponibile”.