Diocesi: Verona, al via ieri la seconda edizione della rassegna “Poeti sociali” con lo scrittore spagnolo Javier Cercas. Stamattina meditazione di p. Bormolini

“La fraternità è il nome più vero della prossimità. Essa significa ritrovare il volto dell’altro. E nel volto del povero, del rifugiato, anche dell’avversario, riconoscere il mistero: per chi crede, l’immagine stessa di Dio”: il card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ha voluto usare, in un messaggio, le parole di Leone XIV nell’udienza del 12 settembre 2025 per portare l’augurio e la benedizione della Santa Sede per la seconda edizione di “Poeti sociali”, la rassegna voluta dalla Chiesa di Verona che quest’anno ha come tema “Fraternità è il nome della pace”.
Introdotto dal vescovo Domenico Pompili, che lo ha presentato come “un folle senza Dio che ha inseguito il folle di Dio, Papa Francesco” ricordando l’in contro tra i due, lo scrittore spagnolo Javier Cercas ha raccontato l’origine del suo libro Il folle di Dio alla fine del mondo (Guanda, 2025): “Il romanzo che ha come protagonista uno spagnolo educato alla fede cattolica che ad un certo punto della sua vita, come gran parte degli europei, ha perso la fede ed è diventato anticlericale; una proposta inattesa, poi, gli ha dato l’occasione di conoscere, senza pregiudizi, la Chiesa senza considerare la quale non si può capire il mondo”.
Andando al tema di questa edizione di Poeti sociali ha specificato: “Tutti parlano della libertà e dell’uguaglianza, che sono aspirazioni e valori complessi, mentre passa in silenzio la fraternità, che è un dato di fatto, un’evidenza. È da stupidi pensare di salvarsi da soli, abbiamo bisogno degli altri”.
La seconda giornata di Poeti sociali, oggi 2 ottobre, si è aperta con la performance “Dov’è tuo fratello?” da parte dell’Accademia d’arte circense e la meditazione di padre Guidalberto Bormolini in San Zeno, nella quale ha suggerito prima di tutto di “rimanere persone in ricerca” e poi di “riappropriarsi del silenzio che troppo spesso riempiamo di frastuono”. Quindi ha proposto di riflettere sul Cantico delle creature, scritto da san Francesco proprio 800 anni fa: “Qui il santo fraternizza con ogni creatura; parte dalla terra e torna alla terra, con un rapporto tutto nuovo con la natura, che nella sua epoca era considerata nemica sia per gli avvenimenti incontrollabili sia da un punto spirituale”. Allora, infatti, c’erano eresie come i catari, totalmente disincarnata, che per Bormolini non sono così lontane dalla nostra epoca dove non sembra contare nulla il reale: “Oggi è tutto virtuale: le otto ore per sognare, per le quali hanno lottato gli operai, sono diventate le otto ore per il virtuale”. Riprendendo i Padri della Chiesa, in particolare Sant’Ambrogio, ha invitato a riscoprire che “dentro di noi c’è tutto il cosmo, abbiamo qualcosa di tutti gli elementi naturali. Per questo nel Cantico Francesco loda a motivo delle creature ma anche a nome delle creature”.
Il pomeriggio di oggi prevede la Passeggiata spirituale con Marco Campedelli, che aiuterà a gustare e immaginare cultura, fratellanza, pace nella zona di Veronetta: appuntamento alle 14.30 in piazzetta Santa Toscana con conclusione alla caserma Santa Marta. Alle 16.30, presso la Società Letteraria Verona (piazzetta Scalette Rubiani 1) sarà il momento della prima testimonianza che caratterizzerà i pomeriggi di Poeti sociali: quella di suor Azezet Kidane, missionaria comboniana di origine eritrea insignita del Trafficking in People Report Hero Acting to End Modern Slavery dal Dipartimento degli Stati Uniti. Ad accompagnare le sue parole, la suonata degli studenti del Conservatorio di Musica Dall’Abaco di Verona.
L’attenzione, poi, si sposta in Gran Guardia per un doppio appuntamento di grande valore: alle 18 la sociologa Chiara Giaccardi e padre Paolo Benanti si confronteranno su “Intelligenza artificiale e poesia sociale” e alle 20.30 padre Antonio Spadaro e lo scrittore viaggiatore Paolo Rumiz daranno vita a “Dialogo sulla Poesia sociale”.

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