“Lo scambio intergenerazionale conduce in direzione di un arricchimento reciproco: entrambe le parti coinvolte, infatti, possono ricavare dei benefici da questo rapporto e, allo stesso modo, ciascuna generazione può insegnare qualcosa all’altra, trasmettendo competenze e conoscenze che le sono proprie”. È quanto sottolinea la pedagogista Benedetta Landi nel Rapporto Anla 2025 “Nonni e nipoti, il valore della relazione”, presentato oggi a Roma. “I nonni svolgono principalmente funzioni di babysitting, aiutano economicamente la famiglia dei propri figli e nipoti, assumono il ruolo di narratori e si configurano come confidenti e compagni di gioco. Per quanto riguarda invece gli insegnamenti che i nonni tramandano ai nipoti, troviamo prima di tutto conoscenze nozionistiche relative a discipline scientifiche e umanistiche, che i nonni ritengono utile trasmettere ai propri nipoti ai fini della loro riuscita scolastica, oppure con l’obiettivo di sviluppare in loro curiosità e interesse per ciò che li circonda. In secondo luogo, i nonni si fanno portatori di valori utili all’educazione morale dei nipoti. I nonni contribuiscono infine alla trasmissione di un senso di unità familiare: essi consentono ai nipoti di conoscere le proprie origini e di comprendere che fanno parte di una catena generazionale”, evidenzia la pedagogista. A loro volta, “anche i nipoti si fanno portatori di insegnamenti importanti e si impegnano in attività di supporto nei confronti dei propri nonni. Il 35,5% del campione dichiara di ricevere aiuto per quanto concerne l’utilizzo delle nuove tecnologie, mentre per il 34,1% la compagnia dei nipoti consente di contrastare la solitudine. I nipoti permettono ai nonni di tenersi aggiornati e di restare al passo con i tempi, scoprendo nuovi linguaggi e nuove tendenze. La loro presenza può inoltre aiutare i nonni a vivere con maggiore spensieratezza il presente e a guardare con maggiore fiducia al futuro. I rapporti instaurati con bambini e ragazzi permettono inoltre di riflettere sul proprio passato, sulla propria infanzia e su quella dei propri figli”.
Alcuni dei nonni intervistati ritengono che non esistano differenze sostanziali tra il ruolo di genitore e quello di nonno, altri ritengono invece che i due ruoli siano nettamente distinti. Da una parte, “ci sono coloro che, nelle vesti di nonni, si sentono investiti da una maggiore responsabilità: il timore di sbagliare e di entrare in contrasto con i genitori del bambino così come il grande dispendio di energie che l’accudimento di un nipote richiede fanno sì che questi nonni avvertano maggiormente il peso di questo ruolo”. Dall’altra parte, ci sono “ coloro che vivono questa nuova funzione con più leggerezza: essi percepiscono una minore responsabilità educativa, attribuendo questo compito principalmente ai genitori”.
Un elemento che emerge dalle parole degli intervistati è il fattore tempo: l’87,2% dei rispondenti è in pensione e ha pertanto più tempo a disposizione da dedicare ai nipoti.
I nonni individuano nel rapporto con i propri nipoti “sfide e opportunità”: “Ci sono coloro che si focalizzano di più sulle difficoltà connesse all’essere nonni nel XXI secolo e ci sono invece coloro che guardano con speranza al futuro, consapevoli delle capacità e delle potenzialità dei giovani”.