“La speranza è una radice”. Questo il tema del Festival dell’Accoglienza promosso dalla Pastorale Migranti della diocesi di Torino e dall’Associazione Generazioni Migranti e realizzato con il patrocinio della Città di Torino, della Regione Piemonte, del Comune di Moncalieri e con il sostegno della Fondazione CRT, della Fondazione Compagnia di San Paolo e della Fondazione Migrantes. Il programma – presentato questa mattina nel corso di una conferenza stampa – propone oltre 45 giorni di festival e oltre 100 eventi. “Il Festival dell’Accoglienza non è solo una rassegna di eventi, ma un laboratorio di futuro: qui le differenze non dividono, ma diventano radici comuni da cui far germogliare speranza e comunità”, ha detto Sergio Durando, responsabile del Festival: “la speranza è la nostra risposta più concreta alle paure del presente. La speranza non cresce da sola: ha bisogno delle mani, delle voci, delle scelte di ciascuno di noi”. Il tema dell’evento – “La speranza è una radice” – “sta a noi nutrirla perché diventi albero di vita per tutti”. In questo senso il Festival è “una bella esperienza di pluralità, un’iniziativa che nasce dal basso, dall’energia di giovani, di famiglie accoglienti, di comunità e associazioni. E’ un invito a non restare spettatori”.
Durante la manifestazione non mancheranno testimonianze di persone che hanno vissuto e vivono “l’accoglienza” nel loro quotidiano ma anche iniziative collegate alla Giornata della Memoria e dell’Accoglienza del 3 ottobre – che verrà commemorata con diverse iniziative in tutto il Piemonte – la 111ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato del 4 e 5 ottobre e la Giornata Missionaria Mondiale del 19 ottobre. “La speranza – ha detto il direttore Migrantes don Pierpaolo Felicolo – non è un ornamento, non è un sentimento superficiale ma una radice: qualcosa che affonda in profondità, che nutre, che tiene in vita anche quando in superficie sembra esserci solo aridità”. Una radice che “dà forza alle nostre comunità, soprattutto quando affrontano la sfida della mobilità umana, insieme alle complesse dinamiche dell’ineguaglianza economica e sociale, alle guerre, alle tanti crisi ambientali”.