Alluvioni in Pakistan: fonti cattoliche, a Rawalpindi “è ancora massima allerta”. A Gujranwala “parrocchie e scuole accolgono profughi”

“A Rawalpindi siamo ancora in stato di massima allerta. Le piogge torrenziali non si fermano e dureranno, secondo le previsioni, almeno per un’altra settimana. A Nord di Islamabad un nubifragio ha scaricato una enorme quantità di pioggia in brevissimo tempo, che ha creato alluvioni e frane. È stato terribile e improvviso. Numerosi villaggi sono stati spazzati via in poco tempo, con tante vittime e immensi danni a persone, case, campi di agricoltura. È una situazione grave che ora si è estesa anche alle regioni centrali del Pakistan, come le aree di Lahore e Multan, in Punjab, e anche al sud, a Karachi, nella provincia del Sindh. La nazione è in ginocchio”: a parlare all’agenzia Fides è padre Asif John Khokhar, vicario generale della diocesi di Islamabad-Rawalpindi e Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (Pom) in Pakistan. Secondo quanto riportato, le alluvioni che hanno colpito il Paese nelle ultime settimane hanno causato oltre 360 vittime, soprattutto nella provincia montuosa di Khyber Pakhtunkhwa, nel nord-ovest del Paese, dove interi villaggi sono stati travolti da frane, lasciando le famiglie sepolte sotto le macerie. “Siamo in uno stato di grande incertezza – racconta p. Khokhar – le comunicazioni sono difficili e continuano le piogge, sicché anche gli aiuti alle persone colpite sono ardui e a volte impossibili. Le connessioni telefoniche ed elettriche sono fortemente danneggiate o del tutto assenti. Abbiamo delle parrocchie nel territorio del Nord dove vi sono i nostri sacerdoti: sappiamo che sono vivi ma molta gente dei villaggi vicini è in condizioni disastrose e in pericolo di vita”. Nonostante le difficoltà, la rete di solidarietà cristiana è attiva: “Si stanno cercando di organizzare aiuti, ma anche il governo provinciale ha grandi difficoltà. In questa precaria situazione si è attivata la solidarietà delle comunità cristiane, soprattutto tramite la Caritas e le singole parrocchie”, prosegue p. Asif.
Dalla zona centrale del Pakistan giunge anche la testimonianza di p. Francis Gulzar, parroco della chiesa di San Giuseppe a Gujranwala, nell’arcidiocesi di Lahore: “Anche qui l’alluvione ha interessato il territorio, con lo straripamento dei fiumi, con seri danni per le case e i raccolti”. La risposta delle comunità locali è immediata: “Le chiese, le scuole, le parrocchie hanno aperto i battenti e danno rifugio a quanti hanno bisogno di tutto, dal cibo a un riparo: i profughi sono musulmani e cristiani, non fa differenza, veniamo incontro all’umanità povera, disagiata, disperata”, spiega il sacerdote. Le piogge monsoniche che hanno investito il Pakistan a partire dai primi di luglio hanno provocato oltre 650 morti e più di mille feriti in circa due mesi, secondo le autorità.

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