“Il sentimento religioso chiede a tutti di rispettare la dignità dell’uomo e di deporre le armi, quelle del che abbiamo tra le mani, quelle del cuore, quelle che talvolta veicoliamo con le nostre parole. E quindi la preghiera è l’atteggiamento più sincero della speranza, perché chi spera chiede e chiede a colui che per amore può concedere”. Lo ha detto questo pomeriggio mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Conferenza episcopale italiana aprendo l’incontro “Parole di Speranza per l’umanità”, al quale stanno partecipando nell’ambito del Giubileo dei giovani, ragazzi e ragazze di diverse tradizione religiose diverse. Baha’i, musulmani, ebrei, cristiani, buddisti e induisti.

“Non abbiamo bisogno di mettere tra parentesi le nostre fedi, i nostri credo – ha detto Baturi- perché sono un motivo di unità, un motivo di pace, di profondo riconoscimento del valore di ogni uomo, di profondissimo riconoscimento della sua dignità che non può essere attentata da nessuna ragione politica o economica, da nessuna violenza”. “Noi siamo qui in quanto pellegrini di speranza che è il tema del nostro giubileo”, ha poi detto il segretario generale della Cei. La condizione della speranza è la condizione di un cammino in cui tutti vanno verso qualcosa. “Per noi il sentimento religioso indica il cammino verso un altro, un oltre, un di più. Per noi, uomini religiosi, camminare verso Dio significa riconoscere un mistero che abbraccia, che sostiene misteriosamente anche colui che è diverso, colui che ha un altro nome, altre pratiche e altre tradizioni religiose ma fa lo stesso cammino”. “L’impegno per la pace non è solo un impegno motivato dal sentimento religioso. È la religione essa stessa un’esperienza di pace, un motivo di pace perché ci fa riconoscere che c’è un tutto che comprende, giustifica ogni particolare”.