“L’Italia è colma di luoghi carichi di storia, di arte, di bellezza. Un patrimonio che, accumulato nei secoli, ne ha contrassegnato l’identità. Nel succedersi delle esperienze dei popoli che l’hanno abitata e accresciuta. Nulla, più di questa parte della Sicilia, nulla, più di questa terra, è testimone del valore del succedersi delle civiltà. Natura, storia, cultura, sono elementi del nostro patrimonio genetico”. Lo ha affermato questa mattina il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento alla cerimonia d’inaugurazione di Agrigento Capitale italiana della cultura 2025.
“Le metropoli italiane, mete di turismo crescente, non sono i soli centri di gravità. La ricchezza del nostro Paese sta nella sua pluralità. Nella sua bellezza molteplice”, ha proseguito il Capo dello Stato, secondo cui “a fornire pregio particolare all’Italia sono proprio le sue preziose diversità, le cento capitali che hanno agito, nell’arco di secoli, come luoghi capaci di esprimere comunità. Una grande ricchezza per il nostro percorso nazionale. Eredità ricevuta dai nostri padri. E tesoro da investire per il domani dei nostri figli”. “I molti tesori della Penisola – ha sottolineato Mattarella – sono strettamente legati alle comunità che li hanno espressi, al loro peculiare sviluppo, e siamo consapevoli che ci sono, oggi, aree in sofferenza, abbandoni necessitati, rischi di spopolamento. Riportare equilibrio nei luoghi dove la natura è stata forzata e in cui risiedono tanti beni della cultura italiana costituisce strada obbligata per favorire una crescita sostenibile, e per rafforzare il Paese nella sua interezza”. “Uno degli intenti per Agrigento, in questo 2025, è quello di non essere soltanto lo spettacolare palcoscenico della Capitale della Cultura, ma di costituire sollecitazione e spinta per tante altre realtà italiane”, ha osservato il presidente, convinto che sia “una sfida per accrescere le opportunità dove oggi si sono ridotte. Una voce che afferma che le periferie sono anch’esse motori di cultura e di progettualità”. “Agrigento intende parlare al resto del Paese e all’Europa di cui è parte”, ha ammonito Mattarella, ricordando che “l’Akragas di Empedocle, che definì ‘radici’ i quattro elementi che indicava come costitutivi del tutto: il fuoco, l’aria, la terra, l’acqua. Questi quattro elementi sono ora stilizzati nel logo ufficiale di Agrigento Capitale della Cultura: per Empedocle l’unità degli elementi era la scintilla della nascita di ogni cosa, la separazione invece era causa di morte”. “Un simbolo – ha spiegato – che ripropone la necessità di ricomporre, di rigenerare coesione, di procedere insieme”. “Lo chiede – ha rilevato – il ricordo dei morti delle guerre che insanguinano l’Europa, il Mediterraneo e altre numerose, purtroppo, regioni del pianeta. Lo impongono le tragiche violazioni dei diritti umani che cancellano la dignità e la stessa vita. Lo esigono le diseguaglianze crescenti. Le povertà estreme, le marginalità. Lo richiede il lamento della terra, violata dallo sfruttamento estremo delle risorse, con le sue catastrofiche conseguenze, a partire dal cambiamento climatico”.