“Vedere cosa siamo riusciti a vivere con tutte le realtà coinvolte, oggi qui rappresentate, è iniziare subito a pensare quello che sarà il futuro. Non possiamo permetterci di fermarci su questa riflessione così bella e così importante che ci ha accompagnato in un progetto che è stato generativo oltre l’immaginario, generando tante occasioni e progetti, anche in piccoli ambiti, che stiamo portando avanti con passione e non limitati ad una serie di azioni messe in atto incontro dopo incontro. È la passione e il desiderio di continuare il prossimo anno ad ampliare diversi percorsi che hanno al centro la Giustizia riparativa e le pene alternative”. A sottolinearlo è stato il direttore della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve, don Marco Briziarelli, introducendo l’incontro di presentazione dei frutti-risultati del progetto “Semi di Carità” a sostegno della Giustizia riparativa, finanziato con fondi Cei 8xmille e dalla Fondazione di Carità San Lorenzo, l’ente operativo della Caritas diocesana; il progetto, avviato a fine 2023, si è concluso a dicembre 2024.
I risultati di questo progetto, presentati da Alfonso Dragone, evidenziano i due percorsi di accompagnamento personalizzati di misure alternative alla detenzione (art. 21 Op), che hanno visto protagonisti una detenuta e un detenuto, coinvolgendo 74 volontari di due opere segno Caritas, la Mensa “Don Gualtiero” e la City Farm (quest’ultima visitata da nove scuole per un totale di 514 bambini accolti). Significativo anche il percorso formativo interno sulla giustizia riparativa e misure alternative, rivolto a 60 volontari di 19 Centri di ascolto parrocchiali, così anche l’attività di sensibilizzazione della comunità coinvolgendo 50 insegnanti di religione e 100 studenti di scuola superiore, oltre all’innovativo e importante coinvolgimento di 30 policy maker e decision maker e 20 enti-istituzioni coinvolte, realizzando 9 eventi di sensibilizzazione.
A sintetizzare gli interventi, a margine dell’incontro, è stato don Briziarelli: “Alla luce di tutti questi preziosi interventi che hanno animato questa ‘restituzione’ di progetto, vediamo proprio come al centro ci sia l’uomo, la persona e il desiderio di poter dare una nuova possibilità, una nuova vita a tutti coloro che si trovano in una situazione di difficoltà e di fragilità relativa alla giustizia. Si può sbagliare, si può ripartire, si può ristorare questa giustizia riparativa, che in inglese si dice restorative justice, perché si possa ritrovare un nuovo percorso che porti di nuovo alla crescita del bene comune. Cammini che possano dare una nuova vita a tante situazioni, a tante difficoltà nelle quali potremmo trovarci ognuno di noi”.