Cile: il card. Chomali su situazione del Paese, “non si pensa al futuro, si rischia di lasciare alle nuove generazioni una società desolata. Proposta cristiana capace di dare un orizzonte”

“Il Paese è talmente concentrato sulla contingenza e su un’infinità di scandali di ogni genere che, purtroppo, non pensa al futuro. L’urgenza ha prevalso sull’importanza e le conseguenze di questa immediatezza non tarderanno ad arrivare”. È il forte monito lanciato da card. Fernando Chomali, arcivescovo di Santiago del Cile, in un intervento pubblicato sulla testata “El Libero”.
“I cambiamenti in atto in Cile avanzano molto più velocemente delle politiche pubbliche che ci permetterebbero di affrontarli in ambito familiare, educativo, sanitario, economico e sociale”, secondo il porporato, che aggiunge: “Poiché la realtà è quella che è, e non quella che vorremmo che fosse, lasceremo alle generazioni future una società desolata. Sì, desolata. Alla luce di quanto osservato, dovremmo essere mossi dal realismo piuttosto che da uno sterile pessimismo. Ma non sono nemmeno tempi per un ingenuo ottimismo. La posta in gioco è la sopravvivenza del Paese e il benessere di coloro che lo abiteranno. Il Cile è gravemente anemico e sta morendo dissanguato di fronte al futuro”.
Il primo, tra i diversi indicatori proposti da card. Chomali, è quello demografico: “Tra 30 anni avremo una popolazione molto anziana, con tutto ciò che ne consegue. Secondo gli studi della Cepal, nel 2001 in Cile c’erano 214.000 persone con più di 80 anni; nel 2021 erano 561.000 e nel 2032 quasi un milione”.
L’invito, anche in vista del Giubileo, è a dare spazio alla speranza: “La proposta cristiana in questo scenario è più che mai attraente. È l’unica in grado di dare un orizzonte definitivo alla vita a partire dalla natura dell’essere umano. Nessuno come Gesù Cristo può guidare la nostra vita verso la piena felicità, che paradossalmente è all’opposto di quella che ci offre l’attuale sistema di vita. Ci dice che dobbiamo tirare fuori tutti i talenti che Dio ci ha dato per servire e non per essere serviti; ci dice che la vera gioia è più nel dare che nel ricevere; ci dice che siamo chiamati a chiedere perdono, a perdonare e a perdonarci”.

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