“Siamo chiamati come comunità cristiana a farci carico delle sofferenze dei nostri fratelli e sorelle, a rendere ragione della speranza che è in noi”. Lo ha scritto l’arcivescovo di Reggio Emilia-Guastalla, mons. Giacomo Morandi, nella lettera “Giubileo: un popolo in cammino, testimone della speranza che non delude” indirizzata alla comunità diocesana.
Nel pomeriggio di domenica 29 dicembre – festa della Santa Famiglia di Nazareth – si aprirà solennemente a Reggio Emilia, con inizio alle 16, il Giubileo con un breve pellegrinaggio che dalla basilica di San Prospero raggiungerà il battistero e infine la cattedrale, dove avrà luogo la celebrazione eucaristica.
Prenderà così il via “un evento di grazia”, scrive mons. Morandi, per rinnovare la fede e soprattutto – come auspica Papa Francesco – per riscoprire la speranza che non delude.
“Il tempo nel quale ci è dato vivere porta con sé gravi preoccupazioni, angosce, anche immani tragedie, come la guerra che da ormai troppo tempo sta devastando nazioni e intere popolazioni. La tentazione a cui siamo sottoposti può essere quella della paura e della rassegnazione, o di chiuderci nell’indifferenza, occupandoci solo di noi stessi e del nostro interesse particolare”, osserva l’arcivescovo, secondo cui, invece, “siamo chiamati come comunità cristiana a farci carico delle sofferenze dei nostri fratelli e sorelle, a rendere ragione della speranza che è in noi”. Pertanto l’Anno giubilare proclamato dal Papa diventa un pressante invito alla conversione e alla riconciliazione con Dio e tra gli uomini: “È un tempo – spiega mons. Morandi – nel quale possiamo sperimentare e gustare la misericordia del Padre che rinnova ogni cosa e rende possibile, già da ora, inaugurare i cieli nuovi e la nuova terra”.
Nell’invito a partecipare alla celebrazione di apertura del Giubileo “come popolo di Dio pellegrinante verso la Gerusalemme celeste”, l’arcivescovo sottolinea il dono grande della fede “fondamento di quella speranza che è il dono più grande che possiamo donare a piene manie con generosità a chiunque incontriamo sulla nostra strada”. Mons. Morandi evidenzia infine che iniziare insieme il cammino giubilare aiuterà a riscoprire che “anche nella nostra terra c’è ancora un popolo numeroso che appartiene al Signore e al suo Regno e che, pur in mezzo a tante difficoltà, non si avvilisce e non si rassegna, ma anzi raccoglie e vive la missione che il suo Signore gli ha affidato: essere luce del mondo e sale della terra”.