Giubileo 2025. Fondazione Opera Toniolo: “Con ‘Prigionieri’ uno sguardo alle carceri per generare consapevolezza e umanità”

Attraverso 33 scatti in bianco e nero, Valerio Bispuri racconta la quotidianità dentro alcuni dei principali istituti penitenziari italiani, restituendo un racconto visivo autentico della vita dei detenuti e delle detenute: fatta di attese, solitudini, relazioni, ma anche dignità

(Foto Valerio Bispuri)

Celle, corridoi, sguardi. È un viaggio forte e, al tempo stesso, intimo quello proposto dalla mostra fotografica “Prigionieri” del fotoreporter Valerio Bispuri, in programma fino al 29 aprile a Palazzo Toniolo (Piazza Toniolo 4), a Pisa. L’esposizione – a ingresso gratuito – sarà visitabile tutti i giorni dalle ore 16 alle 19 e la domenica anche al mattino, dalle 10 alle 13. Attraverso 33 scatti in bianco e nero, Bispuri racconta la quotidianità dentro alcuni dei principali istituti penitenziari italiani – Regina Coeli (Roma), Poggioreale (Napoli), l’Ucciardone (Palermo), il carcere di Bollate (Milano), San Vittore (Milano), la Giudecca (Venezia), il carcere di Capanne (Perugia), Rebibbia femminile (Roma) e colonia penale di Isili (Sardegna) – restituendo un racconto visivo autentico della vita dei detenuti e delle detenute: fatta di attese, solitudini, relazioni, ma anche dignità e umanità. La mostra si snoda negli ambienti della biblioteca della Fondazione Toniolo, tra le sale di consultazione e la Casa Museo del beato Toniolo. L’iniziativa è promossa dalla Fondazione Opera Giuseppe Toniolo nell’ambito del Giubileo della Speranza e delle celebrazioni per il 180° anniversario della nascita del beato Giuseppe Toniolo, con il sostegno di Fondazione Pisa e con il supporto di Fondazione Cif, The Wide Factory, Impegno e Futuro e Radio Incontro Pisa.

“Con il progetto ‘Prigionieri’ abbiamo voluto offrire uno spazio di riflessione profonda su una realtà spesso dimenticata, quella delle carceri. Non si tratta solo di denunciare o mostrare, ma di generare consapevolezza, responsabilità e, soprattutto, umanità. La fotografia di Valerio Bispuri ci mette davanti a volti e sguardi che interrogano le nostre coscienze, mentre la collaborazione con il mondo del volontariato e del Terzo Settore ci restituisce una narrazione concreta e positiva di ciò che è possibile fare. Questo progetto è il frutto di un lavoro corale ed è anche un segno di speranza: perché ogni persona, anche quella che ha smarrito la strada, ha diritto a un domani”, afferma Andrea Maestrelli, presidente della Fondazione Opera Giuseppe Toniolo.

“L’idea della mostra – spiega Maestrelli – è nata circa un anno fa quando in Italia abbiamo raggiunto un nuovo triste record di suicidi nelle carceri: oltre ottanta persone si sono tolte la vita dietro le sbarre. ‘Prigionieri’ nasce come un gesto culturale e civile: volevamo che lo sguardo intenso e profondo di Valerio Bispuri diventasse occasione di riflessione pubblica, dentro e fuori le mura dell’esposizione. La mostra si inserisce nel calendario diocesano degli eventi culturali del Giubileo della Speranza. Quando siamo partiti con questo progetto non potevamo immaginare che Papa Francesco avrebbe scelto proprio il carcere di Rebibbia per aprire simbolicamente la seconda Porta Santa: un gesto che ha dato ancora più forza e attualità al nostro percorso. Inoltre, nel 2025 ricorre il 180° anniversario della nascita del beato Giuseppe Toniolo: ci è sembrato un modo giusto e concreto per onorarne la memoria, attraverso un’iniziativa che parla di giustizia, dignità e speranza”.

(Foto Valerio Bispuri)

Valerio Bispuri nasce a Roma nel 1971 ed è un fotoreporter di fama internazionale che ha esposto i suoi lavori a Madrid, Buenos Aires, San Paolo del Brasile, Parigi, Istanbul, Berlino, Londra, Milano, Roma e in numerose altre città italiane. Ha vinto premi e riconoscimenti internazionali. È noto per il suo impegno nel raccontare le storie degli emarginati, in generale degli invisibili e delle realtà più complesse e difficili con progetti che lo hanno portato a lavorare in America Latina, ma anche in Africa, in Asia e in Italia. Con la Fondazione Toniolo porta a Pisa “Prigionieri”. “Per me l’essenziale di tutto il lavoro non è la denuncia – ci chiarisce il fotoreporter -, ma un lavoro antropologico su quella che è sempre la mia poetica, cioè il racconto degli ultimi: detenuti, tossicodipendenti, persone con disabilità o malattie mentali, rom, infanzia abbandonata. In questo caso, ho voluto mostrare chi sono i detenuti, come vivono, cosa sentono, cosa vuol dire stare rinchiusi in un carcere. È un lavoro durato 5 anni”. Tra le sbarre, per Bispuri, non è possibile avere speranza: “Quasi tutti i detenuti hanno problemi psicologici o depressione, non ne hanno solo i pochi, che possono contare su un contesto familiare o sociale fuori che li aiuta molto. Chi è solo, abbandonato a se stesso, spesso ritorna a delinquere perché non ha un lavoro, non ha soldi, non ha una casa. Lo stesso il carcere non aiuta a risollevarsi, è punitivo, non è rieducativo, come dovrebbe”. Prima di “Prigionieri” il fotoreporter ha realizzato “Encerrados”, visitando 74 carceri in Sudamerica: “Lì – dichiara – la situazione è molto più grave, più violenta, più brutale e più sporca, però paradossalmente è meno isolante. I diritti minimi spesso non esistono, però c’è una comunanza, una partecipazione, uno stare insieme diverso da quanto accade in Italia, dove paradossalmente il detenuto, malgrado il sovraffollamento e la compagnia forzata con altri compagni di cella, è sempre profondamente solo con se stesso”. Attraverso le foto il mondo esterno entra in questa realtà così difficile? “Il mio lavoro è cercare di far aprire gli occhi su realtà che vengono emarginate o che non stanno a cuore alla società. Mi rendo conto di riuscirci quando il mio lavoro va in mostra, ricevo premi, la gente si emoziona e si pone domande vedendo le foto”.

Il progetto “Prigionieri” si sviluppa anche attraverso una serie di altri eventi collaterali: incontri di riflessione spirituale e visite didattiche per le scuole. “Abbiamo pensato che fosse importante unire alla mostra anche due serate di preparazione alla Santa Pasqua guidate dal vescovo emerito di Pescia Roberto Filippini e da padre Oliviero Cattani della cappellania del carcere. Si partirà dagli sguardi dei detenuti, ritratti da Bispuri, per arrivare a Cristo, anche lui condannato e abbandonato dai suoi. Non è un atto liturgico, ma una proposta di senso per camminare verso la Pasqua con occhi diversi”, osserva Maestrelli.

(Foto Valerio Bispuri)

A chiudere simbolicamente il percorso espositivo di “Prigionieri” c’è, poi, uno spazio nei locali della Fondazione Toniolo interamente dedicato al podcast “Prigionieri di speranza”, una produzione di Radio Incontro Pisa in 11 episodi, ascoltabile su Spotify e su tutte le piattaforme digitali oltre che all’interno della mostra. L’idea del podcast è nata dalla volontà di creare un ponte tra lo sguardo nazionale della mostra – che raccoglie immagini scattate nei grandi istituti penitenziari italiani – e la realtà locale: un tentativo per raccontare il volto della speranza attraverso le voci dell’attivismo e del volontariato, del Terzo Settore e delle associazioni che ogni giorno operano nella casa circondariale Don Bosco di Pisa, realtà impegnate in ambito educativo, assistenziale, spirituale e culturale.

Volontari, operatori ed ex detenuti hanno condiviso esperienze che parlano di rinascita, ascolto, cambiamento.

I visitatori della mostra trovano una sala interamente dedicata a queste voci. È l’ultima, ma solo nell’ordine del percorso: perché anche davanti al dolore più grande, si può lasciare spazio alla fiducia nel cambiamento. “Una delle cose più belle di questo percorso è stata la risposta del Terzo Settore e del mondo associativo pisano. Tante realtà – cattoliche e laiche – hanno scelto di esserci, di raccontarsi, di condividere esperienze concrete di reinserimento, ascolto e accompagnamento. È da questo tessuto vivo che è nato il podcast. Ci sono la Casa della Donna, Oltre il Muro della Cooperativa Arnera, Controluce, Prometeo, il Polo penitenziario universitario, Caritas, San Vincenzo, il Cif comunale, Sacchi di Sabbia, Bambino sarai tu!, l’Altro diritto Pisa. Nessuno si è tirato indietro. Hanno messo la voce, il cuore e il loro vissuto dentro e intorno al carcere”, evidenzia Maestrelli.

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