Le bombe che caddero su Nagasaki il 9 agosto di 80 anni lasciarono intatto il monastero cattolico costruito a Nagasaki da san Massimiliano Kolbe, monastero che “ancora oggi porta il messaggio francescano di pace in un luogo che avrebbe potuto facilmente sprofondare nell’odio e nella disperazione”. A raccontare questa vicenda è Katarzyna Szalajko sulla pagina di informazione cattolica ruscatholic.org che così rende omaggio all’anniversario di Hiroshima e Nagasaki. “L’esplosione uccise circa 8.500 dei 12.000 parrocchiani della cattedrale dell’Immacolata Concezione di Nagasaki, la città più cattolica del Giappone”, scrive Szalajko. “Eppure, su una collina nel quartiere di Honguchi, un edificio sopravvisse: un monastero francescano fondato da padre Massimiliano Kolbe”. L’articolo ripercorre la vicenda di Kolbe, il polacco arrivato in Giappone nel 1930 senza nulla e senza nemmeno conoscere la lingua. Sulle pendici di una collina, sito scomodo ma che era costato solo 46 dollari, il francescano costruì il monastero. Allo scoppio della Seconda Guerra mondiale nel 1939, Kolbe fu costretto a tornare in Polonia per motivi di salute, ma seppur lontano, restava in contatto epistolare con la comunità giapponese. Kolbe fu poi catturato dai tedeschi e morì il 14 agosto 1941 ad Auschwitz. Il monastero fondato a Nagasaki rimase illeso, grazie alla sua posizione dietro una catena montuosa che lo protesse dall’impatto diretto dell’esplosione. Oggi il monastero è attivo e un piccolo museo commemora l’opera di Kolbe in Giappone “e racconta la storia di un uomo che credeva che il mondo potesse essere cambiato non con la forza o la violenza, ma con l’amore. La sua opera a Nagasaki rivela la storia del lavoro scrupoloso di un missionario per costruire la pace attraverso la preghiera e il lavoro”.