“L’operazione Albania rappresenta lo strumento più costoso, disumano e inutile mai adottato nelle politiche migratorie italiane”. È quanto emerge da un’analisi congiunta di ActionAid e del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Bari, pubblicata sulla piattaforma “Trattenuti”, che rende noti i dati economici e operativi relativi ai centri di detenzione per migranti realizzati in Albania. Tra ottobre e dicembre 2024, la Prefettura di Roma ha versato oltre 570mila euro all’ente gestore Medihospes per appena 5 giorni di effettiva attività, con una spesa pari a 114mila euro al giorno per detenere 20 persone, poi tutte liberate. A marzo 2025 erano stati allestiti 400 posti nei centri albanesi, a fronte di una spesa complessiva superiore ai 74 milioni di euro: ogni posto è costato oltre 153mila euro, contro i circa 21mila euro a posto registrati in strutture analoghe in Italia. Il rapporto evidenzia inoltre una capacità ridotta e sottoutilizzata del sistema: al termine del 2024 i centri di detenzione per stranieri funzionavano al 46% della capienza ufficiale. Fabrizio Coresi (ActionAid) definisce “irrazionale e illogico” il tentativo di utilizzare la struttura di Gjader alla luce degli oltre 260 posti vuoti nei centri italiani. Preoccupante il dato sui rimpatri: nel 2024 solo il 41,8% delle persone trattenute è stato effettivamente rimpatriato, il minimo storico dal 2014. Aumentano, al contempo, i richiedenti asilo detenuti, che nel 2024 hanno rappresentato oltre il 45% delle persone trattenute, spesso senza provvedimenti di allontanamento. Secondo Giuseppe Campesi (UniBari), “l’uso della detenzione come strumento di politica d’asilo segna un cambio di paradigma epocale, con gravi implicazioni per i diritti fondamentali”. A testimoniarlo anche l’aumento dei provvedimenti di liberazione da parte dei giudici, passati dal 9% del 2021 al 29% del 2024. Nel solo 2024 il sistema detentivo ha generato una spesa di quasi 96 milioni di euro, superando il totale degli ultimi sei anni. Si registrano, infine, tre decessi nei primi mesi del 2025, che si aggiungono agli oltre trenta verificatisi nella storia della detenzione amministrativa in Italia. Sulla piattaforma “Trattenuti” è ora disponibile anche una sezione dedicata agli eventi critici (rivolte, atti autolesivi, ecc.) per documentare il costo umano del sistema.