“Una sparizione forzata significa non sapere dove sia un tuo familiare, in quali condizioni si trovi, o persino se sia ancora vivo o morto”: con queste parole Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International, descrive la drammaticità vissuta dalle famiglie delle vittime in Venezuela. Nel nuovo rapporto diffuso oggi, Amnesty denuncia che le sparizioni forzate – perpetrate anche ai danni di giornalisti, difensori dei diritti umani e cittadini stranieri – rientrano in un piano deliberato di repressione da parte del governo Maduro e configurano crimini contro l’umanità. Il rapporto esamina una prassi repressiva che ha colpito almeno 15 persone, alcune delle quali sottoposte a torture o maltrattamenti. Tra i nomi, anche quello di Yevhenii Trush, cittadino ucraino di 19 anni con disabilità, scomparso nell’ottobre 2024 dopo aver cercato asilo al confine con la Colombia. Amnesty chiede alla comunità internazionale di sostenere attivamente la società civile venezuelana, offrendo protezione ai suoi attori più esposti e spingendo per la liberazione immediata delle persone detenute arbitrariamente. “Non è più tempo di silenzio – conclude Callamard – ma di azione decisa per restituire dignità, giustizia e verità alle vittime e ai loro cari”.