In vista del referendum dell’8 e 9 giugno, l’Associazione Don Bosco 2000 di Piazza Armerina (En) dichiara il proprio sostegno alla proposta di riforma della legge sulla cittadinanza che, si legge in un comunicato, riguarda oltre 1 milione e 400 mila adulti titolari di un permesso di soggiorno di lunga durata, 284 mila minori, dei quali 229 mila con lo stesso permesso e 55 mila che, pur non avendo ancora maturato in proprio i requisiti, potranno diventare italiani tramite la naturalizzazione dei genitori. Il quesito referendario chiede l’abrogazione della norma della legge 91/1992 (art. 9) che impone 10 anni di residenza continuativa per poter accedere alla cittadinanza italiana per naturalizzazione. Il ritorno al limite dei 5 anni, com’era previsto nella legge del 1912 e rimasto in vigore per ottant’anni, restituirebbe, secondo l’Associazione di ispirazione salesiana, “coerenza, giustizia e visione al concetto di cittadinanza in Italia” che, dichiara Agostino Sella, presidente di Don Bosco 2000, “non è solo un documento, è appartenenza a una comunità, è partecipazione, è condivisione di diritti e doveri. Chi vive, lavora, cresce, studia e costruisce ogni giorno questo Paese non può essere considerato un cittadino di serie B”. Don Bosco 2000 ribadisce che “rendere ogni persona parte della città non solo costruisce un’Italia più inclusiva, ma dà senso e concretezza ai valori costituzionali e umani su cui si fonda la nostra democrazia. Votare SÌ significa aprire ponti, non chiuderli. Significa dare futuro, non negarlo. Significa credere in un’Italia capace di includere, non di escludere”, conclude Sella.