“Uno dei dati più preoccupanti emersi dall’ultimo Rapporto annuale dell’Istat, pubblicato lo scorso 21 maggio, è quello relativo al lavoro povero, sempre più diffuso, tanto che oltre il 23% della popolazione è a rischio povertà o esclusione sociale”. A lanciare il grido d’allarme è stato il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei. “Lavorare oggi non basta più per dirsi al riparo da una condizione di indigenza”, il monito: “Tutto ciò va a scapito delle famiglie e, a cascata, dell’accesso alle cure sanitarie, delle opportunità di studio, della possibilità di affrontare spese ordinarie e straordinarie. Il lavoro povero aumenta le disuguaglianze di genere, territoriali e intergenerazionali e rende ancora più acuto il drammatico problema della casa”. “C’è bisogno di coraggiose politiche del lavoro, che sappiano tenere insieme l’esigenza di salari giusti e di produzioni coerenti con l’insegnamento della Dottrina sociale della Chiesa”, l’appello, perché “senza lavoro non c’è rispetto della dignità”. “Non possiamo non ribadire che la produzione industriale che vuole riconvertire in armi alcune delle aziende in crisi non fa bene né alla nostra economia né al mondo”, l’analisi del presidente della Cei.