“La sua non è stata una popolarità effimera; Francesco ha veramente avvicinato la Chiesa alla gente”. Csì il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha ricordato Bergoglio, all’inizio dell’introduzione al Consiglio permanente della Cei. “In tanti hanno espresso, nei giorni passati, il senso di mancanza perché lui non era più con noi”, l’analisi del cardinale: È l’evidenza di quei “tutti” che si sono sentiti a casa con lui e che chiedono di trovare una Chiesa che accoglie, non perché accetta tutto, ma perché cambia tutti e tutto rendendo figli e amati. Non è stata solo la manifestazione della simpatia verso il Papa defunto, ma la rivelazione dell’attrazione che questo uomo di Dio ha esercitato: attrazione verso la sua umanità cristiana, verso la fede, la Chiesa, il bene, l’amore tra fratelli”. “Sono cadute parecchie preclusioni, anche consolidate, verso la Chiesa e il Papa, grazie a Francesco”, ha osservato Zuppi, secondo il quale “la Chiesa in Italia, nella larga prospettiva della storia, ha un forte debito verso di lui”: “Abbiamo –la responsabilità di cogliere le strade che ha aperto, le domande esplicite e implicite che oggi si manifestano. Come Vescovi della Chiesa in Italia, dobbiamo esprimere la nostra gratitudine per la sua presenza in mezzo a noi, mai formale o banale, e dobbiamo dire grazie perché il suo magistero empatico ha tanto aiutato il servizio al Vangelo che svolgiamo nella società. Ha detto Papa Leone XIV: ‘Con la sua morte ci siamo sentiti come quelle folle di cui il Vangelo dice che erano “come pecore senza pastore” (Mt 9,36)’”.