Medici di famiglia a rischio estinzione: ne mancano oltre 5.500, il 52% è sovraccarico di assistiti, 7.300 andranno in pensione entro il 2027. Sempre meno giovani scelgono la professione: nel 2024 non assegnate il 15% delle borse di studio, con punte di oltre il 40% in 6 regioni. Nel frattempo, l’invecchiamento della popolazione – nel 2023 gli over 65 erano oltre 14,2 milioni, di cui più della metà affetti da due o più malattie croniche – aumenta i bisogni di assistenza.

È quanto emerge da un’analisi diffusa oggi dalla Fondazione Gimbe sui medici di medicina generale (Mmg) e sulle dinamiche e criticità insite nelle norme che regolano il loro inserimento nel Ssn. A fronte di migliaia di pensionamenti, evidenzia lo studio, il numero di giovani medici che scelgono questa professione continua a diminuire. Con una popolazione sempre più anziana e malata. Intanto, la politica propone la dipendenza dei medici di famiglia come soluzione, senza alcuna valutazione d’impatto economico, contributivo, organizzativo e professionale.
Ogni cittadino iscritto al Ssn ha diritto a un Mmg che permette di accedere a servizi e prestazioni inclusi nei Lea, spiega la Fondazione Gimbe. Il Mmg non è un dipendente del Ssn, ma lavora in regime di convenzione con l’Azienda sanitaria locale: il suo rapporto di lavoro è regolato dall’Accordo collettivo nazionale, dagli Accordi integrativi regionali e dagli Accordi attuativi aziendali, definiti a livello di singola Asl. “L’allarme sulla carenza dei Mmg – afferma Nino Cartabellotta presidente Gimbe – riguarda ormai tutte le Regioni e affonda le radici in una programmazione inadeguata, che non ha garantito il ricambio generazionale in relazione ai pensionamenti attesi. Negli ultimi anni poi la professione ha perso sempre più attrattività, rendendo oggi spesso difficile per i cittadini trovare un Mmg vicino a casa, con conseguenti disagi e rischi per la salute, soprattutto per anziani e persone fragili”.