Ebrei: Ucei su costituzione di una “comunità ebraica a Catania”, “siamo di fronte ad una mera associazione”

Non può essere definita “Comunità Ebraica di Catania”. E’ quanto precisano in una nota l’Ucei e la Comunità ebraica di Napoli – territorialmente competente per il Meridione – in merito dalla sentenza pubblicata lo scorso 31 gennaio dal Tribunale di Catania con la quale viene riconosciuta all’associazione presieduta dall’avv. Benito Triolo la possibilità di utilizzare la denominazione “Comunità Ebraica di Catania”. “Dinanzi al rigetto – in questo primo grado di giudizio – della richiesta avanzata da Ucei – intendiamo anzitutto ribadire le ragioni dell’azione proposta a tutela delle istituzioni ebraiche e dell’ebraismo italiano e della volontà di fare valere norme di rango legislativo”, si legge nella nota.

Ucei e Comunità Ebraica di Napoli spiegano che la costituzione di una nuova comunità è disciplinata dalla Legge che ha recepito l’Intesa (art 18) e dalla corrispondente norma statutaria, che prevedono un determinato iter che si avvia con domanda della comunità e dell’Ucei e si conclude con l’emanazione di un decreto del Presidente della Repubblica, sentito il Consiglio di Stato: non è quindi prevista la semplice costituzione di una autentica Comunità Ebraica tra privati. “Nel caso di Catania, invece, un gruppo di cittadini di Catania e di altre città ha scelto di utilizzare il termine “Comunità Ebraica” di Catania quale denominazione della propria associazione, al di fuori del sistema istituzionale dell’Intesa”.

La nota precisa anche che in base allo Statuto dell’ebraismo italiano, una nuova Comunità ebraica per essere tale deve soddisfare alcuni imprescindibili requisiti secondo la legge ebraica, ad esempio un numero minimo di persone residenti, in grado di assicurare il regolare svolgimento delle preghiere e delle funzioni religiose aventi carattere pubblico, il regolare approvvigionamento di cibi kasher, la presenza del bagno rituale – Mikve e, soprattutto, essere guidata religiosamente da un Rav nominato come Rabbino capo o rabbino di riferimento in base ad una delibera dell’Assemblea Rabbinica Italiana: “nel caso di Catania tutto ciò non è ad oggi rispettato, siamo dunque di fronte ad una mera associazione alla quale chiunque può evidentemente aderire ma che non possiede i requisiti di una Comunità ebraica italiana”.

La precisazione – spiegano Ucei e Comunità ebraica di Napoli – è stata fatta “anche a tutela di coloro che, in quanto interessati ad un percorso di vita ebraica, facciano ingenuamente riferimento al gruppo di Catania”.

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